lunedì 6 giugno 2011

L'AVVENTURA DELLA COSCIENZA

PIANI E PARTI DELL'ESSERE
Parte I
Nella scellerata collocazione umana in ambito terrestre, notiamo sempre più spesso quanto l'individuo tenda a rimanere decentrato dalle 'cose' che lo circondano. A partire dalle sue abitudini mentali (catalogare, supporre, dubitare), a quelle espressamente più fisiche (come la difesa del territorio e dei propri spazi vitali). 
Tanto per esser chiari, l'uomo esiste come Unità nell'ambito planetario e, termini come estremo oriente, Nord, Sud etc.., mal si collocano in ambito costruttivo-evolutivo, distraggono perlopiù, screditando ulteriormente la nostra indole univoca in qualcosa di dispersivo.
Quindi l'uomo andrebbe visto come un tutt'uno, una coscienza unica integrata con il resto di questo misterioso corpo/terra. Tuttavia l'uomo è anche molto altro in Sè; l'uomo e le sue potenzialità, non maturano altro che un'osmosi con la Coscienza di Verità verso la quale ci stiamo direzionando. Proprio per questo la separazione che esso avverte in se stesso assume toni legittimabili: perlomeno analizzati concettualmente! 
Il nostro corpo avverte - quindi, seppur morbidamente, un certo distinguo tra alto e basso, tra evoluto ed involuto, ciònonostante non mutua la sua esistenza in una ricerca d'insieme.
Oggi tenteremo di far incontrare queste due così innegabili antinomie, di ricreare quell'armonia nel terreno reso poco fertile dall'Ignoranza umana.
FABBRI MARCO

[...] Non esiste in effetti nessuna separazione SE NON PER LA NOSTRA INCOSCIENZA, e i due mondi (o piuttosto questo mondo qui e gli innumerevoli altri) coesistono sempre, sono costantemente mescolati; è solo un certo modo di percepire LA STESSA COSA a farci dire in un caso 'sono vivo' nell'altro  'sono morto' oppure 'sto dormendo' (certo, se siamo abbastanza coscienti da poterlo dire e da potercene rendere conto); così come possiamo avere esperienze diverse di uno stesso oggetto a seconda del livello a cui l'osserviamo: atomico, molecolare o esterno. Insomma l'ALTROVE sta sempre e dovunque davanti a noi. Noi abbiamo attribuito un valore unico ed esclusivo a ognuno dei vari simboli che formano la nostra vita fisica esterna solo perchè ci stanno sotto al naso; ma questi simboli non sono più validi (nè meno validi) degli altri simboli che costituiscono la nostra vita extra-fisica: la realtà atomica di un oggetto nulla toglie alla sua realtà esterna nè può venirne separata, e viceversa. Non solo i simboli degli altri piani sono validi quanto quelli fisici, ma per noi è impossibile capire davvero i simboli quotidiani finchè non ne conosciamo TUTTI gli altri simboli. Senza conoscere gli altri piani della realtà la conoscenza del comune mondo umano resterà sempre falsa e incompleta quanto lo sarebbe uno studio del mondo fisico da parte di chi non conoscesse le componenti molecolari, atomiche e subatomiche della materia. Non capiremo mai niente finchè non avremo capito tutto.
C'è quindi una gradazione infinita di realtà coesistenti e contemporanee, su cui il sonno ci apre uno spiraglio naturale. Insomma, se usciamo dalla classificazione superficiale vita-morte-sonno per entrare in una classificazione essenziale dell'universo, ci rendiano conto che questo universo è da cima a fondo (finchè esistono per noi cime e fondi) un unico CONTINUUM  di coscienza-forza, una gamma di PIANI DI COSCIENZA che si estendono senza interruzione dalla Materia più materiale al puro Spirito - Fisico sottile, Vitale, Mentale, Sopramentale (chiamiamoli come ci pare, il fatto resta identico). Ed è su questi piani che si svolge tutto: la vita come il sonno e la morte. Non c'è nessun altro luogo dove possiamo andare; e non soltanto tutto si svolge lì, ma tutto vi coesiste senza separazioni. Vita, morte, sonno sono semplicemente diverse POSIZIONI della coscienza all'interno di questa scala di piani. In stato di veglia le vibrazioni mentali o vitali che riceviamo si traducono in certi simboli, in certi modi di vedere, di capire o di vivere; quando siamo addormentati o 'morti' riceviamo le STESSE vibrazioni (mentali, vitali o altre ancora) che si traducono però in altri simboli, in altri modi di vedere, di capire o di vivere LA STESSA REALTA'. 
Comunque, la chiave dell'esistenza, su questo come su altri piani, è sempre la capacità di essere coscienti: se siamo incoscienti nella vita di tutti i giorni lo saremo comunque su qualsiasi piano; la morte sarà allora davvero morte e il sonno uno stordimento e basta. Quindi, nostro compito fondamentale è prendere coscienza dei diversi piani della realtà. Una volta portato a termine questo lavoro, spariranno tutte le linee di demarcazione che separano artificialmente i vari modi di vita e potremo passare senza interruzione o senza vuoti di coscienza dalla vita al sonno o alla morte. O meglio: non esisteranno più un sonno e una morte come li intendiamo ora, ma solo modi diversi di percepire la Realtà totale, senza soluzione di continuità. Anzi, esiste forse una coscienza integrale in grado di percepire tutto simultaneamente. La nostra evoluzione non è giunta al termine. La morte non è una negazione della vita (la morte NON è il contrario della vita, non è il contrario della vita!), è un processo della vita.
Questa vita fisica in un corpo fisico assume perciò un'importanza particolare fra tutti i nostri modi di vivere, perchè è proprio nella vita fisica che noi possiamo diventare coscienti - è il POSTO DI LAVORO, è il punto in cui tutti i piani si incontrano in un corpo. Il posto di lavoro in quanto è il punto zero, o poco più di zero, dell'evoluzione; e perchè proprio partendo dal corpo, lentamente attraverso vite innumerevoli, si è formato un 'io' dapprima indifferenziato che ha cominciato ad individualizzarsi, diventando progressivamente coscienti di piani sempre più elevati, incontrando su ogni piano distese sempre più vaste di coscienza. Stando così le cose, ci saranno tanti tipi di morte o di sonno quanti tipi di vita: vita e morte sono la stessa cosa. [...]
Abbiamo già detto come l'uomo sia costituito da un certo numero di centri di coscienza che si estendono dalla cima del capo fino giù in basso. Ognuno di questi centri, un po' come un apparecchio radio sintonizzato su determinate lunghezze d'onda, è collegato con certi piani da cui riceviamo di continuo, quasi sempre inconsapevolmente, vibrazioni di ogni tipo: fisiche sottili, vitali, mentali (o più alte ancora, come anche più basse), le quali determinano il nostro modo di pensare, di sentire e di vivere. La coscienza individuale agisce come un filtro che lascia passare certe vibrazioni piuttosto che altre, a seconda dell'ambiente, dell'educazione, delle tradizioni, ecc. Come principio generale, al momento di addormentarsi o di morire ognuno di noi andrà nei luoghi coi quali avrà stabilito un certo legame di affinità. Questo però succede soltanto ad uno stadio elementare in cui la coscienza non è ancora realmente individualizzata, anche se può essere mentalmente molto raffinata. Si tratta in genere di una coscienza che pensa quel che pensano gli altri, sente quel che sentono gli altri, vive come vivono gli altri: in realtà si tratta solo di un aggregato temporaneo, che, essendo incentrato totalmente sul corpo, ha come unica continuità quella del corpo.
Così, quando questo agglomerato corporeo muore, tutto si sparpaglia in piccoli frammenti vitali, mentali, ecc., i quali, non avendo più un centro, raggiungono i rispettivi piani. E quando questo agglomerato si addormenta, più o meno tutto piomba nel sonno, dato che in realtà gli elementi non corporei (vitali, mentali, ecc.) esistono solo a causa e in funzione della vita corporale. [...]
In altri termini, la coscienza ritorna al suo passato evolutivo; da qui riceverà un mucchio di immagini caotiche, costituite dalla fantasiosa combinazione d'innumerevoli frammenti di ricordi e impressioni. Oppure continuerà, in modo più o meno confuso, le attività consuete di veglia, per scivolare poi in un passato ancora più remoto, vegetativo o larvale, che costitirà il sonno vero e proprio, simile appunto a quello delle piante o degli animali. Ci vorranno tante e tante altre tappe prima che si formi veramente un centro psichico con la sua coscienza-forza, dando coerenza e continuità a questo volatile coacervo. [...]


Tratto da:  Sri Aurobindo - L'Avventura della Coscienza (Satprem)