IL VITALE
Parte VI
La coscienza terrestre non vuole cambiare, per cui rifiuta ciò che viene dall'alto; lo ha sempre fatto. Questa resistenza può scomparire solo se coloro che hanno intrapreso un cammino di Coscienza si aprono e sono disposti a trasformare la propria natura inferiore.
A intralciare, naturalmente, sono sempre l'ego vitale, con la sua ignoranza e l'orgoglio della sua ignoranza, e la coscienza fisica, con la sua inerzia che resiste a ogni invito a cambiare e la sua indolenza cui non piace fare il minimo sforzo; questa coscienza fisica trova più comodo continuare per la propria strada, ripetendo sempre gli stessi vecchi movimenti e, nel migliore dei casi, aspettandosi che tutto venga fatto per essa in qualche modo, un giorno o l'altro.
La prima cosa è avere il giusto atteggiamento interiore; occorre anche avere la volontà di trasformarsi e la vigilanza per percepire e rifiutare tutto ciò che appartiene all'ego e all'ostinazione tamasica (inerte) della natura inferiore. Infine, ci si deve mantenere sempre aperti alla Madre in ogni parte dell'essere affinchè il processo di trasformazione non possa trovare ostacoli.
Sri Aurobindo - Letters on Yoga
Il vero Vitale - Ultima parte
[...] Dietro questo vitale infantile, irrequieto e che si stanca subito, scopriamo allora un vitale calmo e potente: quello che Sri Aurobindo chiama il IL VERO VITALE. Un vitale contiene la vera essenza della Forza di Vita, senza nessuna superfetazione sentimentale o dolorosa. Entriamo allora in uno stato di concentrazione spontanea, calma come le profondità dell'oceano sotto il gioco delle onde. Un'immobilità di fondo che non è atonia nervosa, così come il silenzio mentale non è torpore cerebrale: è una base per l'azione. Una forza concentrata capace di mettere in moto tutte le azioni e sopportare qualsiasi urto, anche il più violento, senza perdere la pace. Da questa tranquillità vitale possono emergere, a seconda del nostro grado di sviluppo, infinite capacità e soprattutto un'inesauribile energia (ogni volta che ci sentiamo stanchi è il segno certo che siamo ricaduti nell'agitazione di superficie); le capacità di lavoro e di sforzo fisico si decuplicano, cibo e sonno cessano di costituire l'unica, assorbente fonte di rinnovo delle energie (il sonno cambia natura, come vedremo, e il cibo può ridursi a un minimo igienico, senza quegli appesantimenti e quelle malattie che in genere provoca). Possono manifestarsi altri poteri, che passano per 'miracolosi'; ma sono MIRACOLI CON UN METODO. Non è il caso di parlarne qui: meglio farne l'esperienza. Diciamo solo che chi è in grado di dominare le vibrazioni vitali dentro di sè è automaticamente in grado di dominarle dovunque nel mondo. In seguito, in quest'immobilità comparirà permanentemente un altro segno: l'assenza del dolore e una specie di inalterabile gioia. Appena riceve un colpo, fisico o morale, l'uomo comune reagisce immediatamente ripiegandosi su se stesso: si contrae, entra in ebollizione, e così facendo non fa che decuplicare il male. Invece il ricercatore che abbia stabilito una certa immobilità dentro di sè vedrà questa immobilità dissolvere i colpi che lui riceve, proprio perchè è VASTA. Perchè non si tratta più di un piccolo individuo chiuso in se stesso e nel suo mal di pancia, si tratta ormai di coscienza che supera i limiti del corpo: un vitale pacificato, così come una mente davvero in silenzio, si universalizza spontaneamente. Con l'esperienza dello yoga la coscienza si allarga in tutte le direzioni: dentro, sotto, sopra e dappertutto, all'infinito. Una volta che la sua coscienza è diventata libera, lo yoghi non vive più nel corpo, vive sempre in quelle altezze, in quelle vastità, in quelle profondità infinite. La sua base è un infinito vuoto o un infinito silenzio, in cui tutto però può manifestarsi: Pace, Libertà, Potere, Conoscenza, Gioia - Ananda. L'insorgere di una sofferenza di qualunque genere, è il sintomo immediato di una contrazione nell'essere e di una perdita di coscienza.
Un corollario molto importante a questo allargamento dell'essere ci farà capire la necessità assoluta dell'immobilità vitale non solo per una comunicazione più limpida, un'azione più potente o per conoscere la gioia di vivere, ma anche semplicemente per la nostra sicurezza. Finchè restiamo nella piccola personalità di facciata, anche le vibrazioni sono piccine: piccoli urti e piccole gioie. E' la nostra stessa piccolezza a proteggerci. Ma quando sfociamo nel Vitale universale ritroviamo le medesime vibrazioni o le medesime forze su scala gigantesca, universale appunto. Perchè sono queste forze che fan ballare il mondo, come fanno ballare noi: sicchè, se non avremo appreso una perfetta UGUAGLIANZA o immobilità interiore, ne resteremo travolti. Questo vale non solo per il vitale universale, ma per tutti i piani di coscienza; la coscienza cosmica infatti si può e si deve (lo deve comunque il ricercatore integrale) realizzare tutti i livelli: nel Sovracosciente, nella mente, nel vitale e anche nel corpo. In effetti, quando il ricercatore arriverà al Sovracosciente si renderà conto che anche le intensità dello spirito possono essere folgoranti, poichè in realtà si tratta sempre della stessa Forza divina, della stessa Coscienza-Forza, in alto come in basso, nella Materia come nella Vita, come nella Mente e come più in alto ancora; solo che quanto più quella Coscienza-Forza scende, tanto più i piani che attraversa la oscurano, la deformano e la frammentano. Sicchè se uscendo dalla propria pesante densità uno cerca di slanciarsi in alto a razzo, di forzare le tappe senza aver prima stabilito una base chiara e incrollabile, rischia di scoppiare come una caldaia. La trasparenza vitale insomma non è una faccenda morale, ma tecnica, se così possiamo dire, o meglio ancora organica. In pratica c'è sempre la grande Sollecitudine a impedirci di fare esperienze premature; sicchè noi magari continueremo a restare piccoli e limitati per tutto il tempo in cui sarà necessario che restiamo piccoli e limitati.
Ma quando avremo finalmente acquisito l'immobilità vitale ci accorgeremo che allora sì possiamo cominciare ad aiutare gli altri con una certa efficacia. Aiutare gli altri, infatti, non è un problema di buoni sentimenti o di carità: è un problema di potere; dipende da una capacità di visione, e di gioia. In questa tranquillità ci sarà non solo una gioia che irradierà attorno a noi, ma una visione in grado di dissipare ogni ombra: spontaneamente, distingueremo tutte le vibrazioni. E distinguere le vibrazioni vuol dire poterle dominare, calmare, dissolvere, trasformare persino. La tranquillità è uno stato oltremodo positivo; c'è una pace positiva che non è l'opposto della conflittualità - una pace attiva, contagiosa, potente, che domina e che calma, che mette ordine e organizza. [...]
Tratto da: L'avventura della Coscienza - Satprem (ed. mediterranee)
[...] Dietro questo vitale infantile, irrequieto e che si stanca subito, scopriamo allora un vitale calmo e potente: quello che Sri Aurobindo chiama il IL VERO VITALE. Un vitale contiene la vera essenza della Forza di Vita, senza nessuna superfetazione sentimentale o dolorosa. Entriamo allora in uno stato di concentrazione spontanea, calma come le profondità dell'oceano sotto il gioco delle onde. Un'immobilità di fondo che non è atonia nervosa, così come il silenzio mentale non è torpore cerebrale: è una base per l'azione. Una forza concentrata capace di mettere in moto tutte le azioni e sopportare qualsiasi urto, anche il più violento, senza perdere la pace. Da questa tranquillità vitale possono emergere, a seconda del nostro grado di sviluppo, infinite capacità e soprattutto un'inesauribile energia (ogni volta che ci sentiamo stanchi è il segno certo che siamo ricaduti nell'agitazione di superficie); le capacità di lavoro e di sforzo fisico si decuplicano, cibo e sonno cessano di costituire l'unica, assorbente fonte di rinnovo delle energie (il sonno cambia natura, come vedremo, e il cibo può ridursi a un minimo igienico, senza quegli appesantimenti e quelle malattie che in genere provoca). Possono manifestarsi altri poteri, che passano per 'miracolosi'; ma sono MIRACOLI CON UN METODO. Non è il caso di parlarne qui: meglio farne l'esperienza. Diciamo solo che chi è in grado di dominare le vibrazioni vitali dentro di sè è automaticamente in grado di dominarle dovunque nel mondo. In seguito, in quest'immobilità comparirà permanentemente un altro segno: l'assenza del dolore e una specie di inalterabile gioia. Appena riceve un colpo, fisico o morale, l'uomo comune reagisce immediatamente ripiegandosi su se stesso: si contrae, entra in ebollizione, e così facendo non fa che decuplicare il male. Invece il ricercatore che abbia stabilito una certa immobilità dentro di sè vedrà questa immobilità dissolvere i colpi che lui riceve, proprio perchè è VASTA. Perchè non si tratta più di un piccolo individuo chiuso in se stesso e nel suo mal di pancia, si tratta ormai di coscienza che supera i limiti del corpo: un vitale pacificato, così come una mente davvero in silenzio, si universalizza spontaneamente. Con l'esperienza dello yoga la coscienza si allarga in tutte le direzioni: dentro, sotto, sopra e dappertutto, all'infinito. Una volta che la sua coscienza è diventata libera, lo yoghi non vive più nel corpo, vive sempre in quelle altezze, in quelle vastità, in quelle profondità infinite. La sua base è un infinito vuoto o un infinito silenzio, in cui tutto però può manifestarsi: Pace, Libertà, Potere, Conoscenza, Gioia - Ananda. L'insorgere di una sofferenza di qualunque genere, è il sintomo immediato di una contrazione nell'essere e di una perdita di coscienza.
Un corollario molto importante a questo allargamento dell'essere ci farà capire la necessità assoluta dell'immobilità vitale non solo per una comunicazione più limpida, un'azione più potente o per conoscere la gioia di vivere, ma anche semplicemente per la nostra sicurezza. Finchè restiamo nella piccola personalità di facciata, anche le vibrazioni sono piccine: piccoli urti e piccole gioie. E' la nostra stessa piccolezza a proteggerci. Ma quando sfociamo nel Vitale universale ritroviamo le medesime vibrazioni o le medesime forze su scala gigantesca, universale appunto. Perchè sono queste forze che fan ballare il mondo, come fanno ballare noi: sicchè, se non avremo appreso una perfetta UGUAGLIANZA o immobilità interiore, ne resteremo travolti. Questo vale non solo per il vitale universale, ma per tutti i piani di coscienza; la coscienza cosmica infatti si può e si deve (lo deve comunque il ricercatore integrale) realizzare tutti i livelli: nel Sovracosciente, nella mente, nel vitale e anche nel corpo. In effetti, quando il ricercatore arriverà al Sovracosciente si renderà conto che anche le intensità dello spirito possono essere folgoranti, poichè in realtà si tratta sempre della stessa Forza divina, della stessa Coscienza-Forza, in alto come in basso, nella Materia come nella Vita, come nella Mente e come più in alto ancora; solo che quanto più quella Coscienza-Forza scende, tanto più i piani che attraversa la oscurano, la deformano e la frammentano. Sicchè se uscendo dalla propria pesante densità uno cerca di slanciarsi in alto a razzo, di forzare le tappe senza aver prima stabilito una base chiara e incrollabile, rischia di scoppiare come una caldaia. La trasparenza vitale insomma non è una faccenda morale, ma tecnica, se così possiamo dire, o meglio ancora organica. In pratica c'è sempre la grande Sollecitudine a impedirci di fare esperienze premature; sicchè noi magari continueremo a restare piccoli e limitati per tutto il tempo in cui sarà necessario che restiamo piccoli e limitati.
Ma quando avremo finalmente acquisito l'immobilità vitale ci accorgeremo che allora sì possiamo cominciare ad aiutare gli altri con una certa efficacia. Aiutare gli altri, infatti, non è un problema di buoni sentimenti o di carità: è un problema di potere; dipende da una capacità di visione, e di gioia. In questa tranquillità ci sarà non solo una gioia che irradierà attorno a noi, ma una visione in grado di dissipare ogni ombra: spontaneamente, distingueremo tutte le vibrazioni. E distinguere le vibrazioni vuol dire poterle dominare, calmare, dissolvere, trasformare persino. La tranquillità è uno stato oltremodo positivo; c'è una pace positiva che non è l'opposto della conflittualità - una pace attiva, contagiosa, potente, che domina e che calma, che mette ordine e organizza. [...]
Tratto da: L'avventura della Coscienza - Satprem (ed. mediterranee)
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