LA TERZA FORZA
LO SVILUPPO DELL'UOMO
Parte II
Parte II
[...] La ragione di ciò è che il sapere, quando non è in armonia con l'essere, non potrà mai essere abbastanza grande, o per meglio dire, sufficientemente qualificato per i reali bisogni dell'uomo. Sarà il sapere di una cosa legato all'ignoranza di un'altra; sarà il sapere del particolare legato all'ignoranza del tutto, il sapere della forma che ignora l'essenza. Una tale preponderanza del sapere sull'essere può essere constatata nella cultura attuale. L'idea del valore e dell'importanza del livello dell'essere è stata completamente dimenticata, Non si conprende più che il livello del sapere è determinato dal livello dell'essere. Effettivamente ad ogni livello di essere corrispondono determinate possibilità di sapere, ben definite. Nei limiti di un certo 'essere' la qualità del sapere non può essere cambiata; solo è possibile l'accumularsi di informazioni di una sola e medesima natura. Un cambiamento della natura del sapere è impossibile senza un cambiamento della natura dell'essere. [...]
[...] Esteriormente l'essere dell'uomo ha molti differenti aspetti: attività o passività; veracità o malafede; sincerità o falsità; coraggio, vigliaccheria; autocontrollo, sfrontatezza; irritabilità, egoismo, disposizione al sacrificio, orgoglio, vanità, presunzione, assiduità, pigrizia, senso morale, depravazione; tutte queste caratteristiche e molte altre compongono l'essere di un uomo.
Ma tutto questo nell'uomo è interamente meccanico. Se egli mente, questo significa che egli non può fare a meno di mentire. Se dice la verità, questo significa che non può fare a meno di dire la verità, e così è per tutto. Tutto accade; un uomo non può fare niente, nè interiormente nè esteriormente. [...]
[...] In generale l'equilibrio dell'essere e del sapere è anche più importante di uno sviluppo separato dell'uno o dell'altro. Poichè uno sviluppo separato dell'essere o del sapere non è in alcun modo desiderabile. Benchè sia precisamente questo sviluppo unilaterale che sembra attrarre particolarmente la gente.
Allorchè il sapere predomina sull'essere, l'uomo sa, ma non ha il potere di fare. E' un sapere inutile. Al contrario, quando l'essere predomina sul sapere, l'uomo ha il potere di fare, ma non sa che cosa deve fare. Così l'essere che egli ha acquisito non può servirgli a nulla e tutti i suoi sforzi saranno stati inutili. Nella storia dell'umanità, troviamo numerosi esempi di intere civiltà che perirono sia perchè il loro sapere superava il loro essere, sia perchè il loro essere superava il loro sapere.
Lo sviluppo della linea del sapere senza uno sviluppo corrispondente della linea dell'essere, produce un debole Yogi, voglio dire un uomo che sa molto, ma che non può fare niente, un uomo che non comprende ciò che egli sa, un uomo che non ha possibilità di apprezzamento, voglio dire: incapace di valutare le differenze fra un genere di sapere e un altro. E lo sviluppo della linea dell'essere senza uno sviluppo corrispondente del sapere produce uno stupido santo. E' un uomo che può fare molto, ma non sa come fare, nè con che cosa; e se fa qualche cosa, agisce schiavo dei suoi sentimenti soggettivi che lo possono far sbagliare, fargli commettere gravi errori, in realtà, fargli fare il contrario di ciò che vuole. nell'uno e nell'altro caso, tanto il debole Yogi che lo stupido santo arrivano ad un punto morto. Essi sono diventati incapaci di ogni ulteriore sviluppo.
Per afferrare questa distinzione e in generale la differenza di natura del sapere e dell'essere e la loro interdipendenza, è indispensabile comprendere il rapporto del sapere e dell'essere presi insieme, con la comprensione. Il sapere è una cosa, la comprensione è un'altra. Ma la gente confonde spesso queste due idee, oppure non vede nettamente dove sta la differenza. [...] La comprensione dipende dalla relazione tra il sapere e l'essere. La comprensione risulta dalla congiunzione del sapere e dell'essere. Di conseguenza l'essere ed il sapere non debbono divergere troppo, altrimenti la comprensione risulterebbe molto distante dall'uno e dall'altro: quindi la relazione tra il sapere e l'essere non cambia per un semplice accrescimento del sapere. Essa cambia solamente quando l'essere cresce parallelamente al sapere. In altri termini, la comprensione non cresce che in funzione dello sviluppo dell'essere. [...]
Tuttavia una persona esercitata all'osservazione di sè, sa con certezza che in differenti periodi della sua vita ha compreso una stessa idea, uno stesso pensiero, in modo totalmente diverso. Sovente le sembra strano, di aver potuto comprendere così male ciò che adesso crede di comprendere così bene. E, ciò nonostante, si rende conto che il suo sapere è rimasto lo stesso, e che oggi non sa niente più di ieri. Che cosa dunque è cambiato? E' il suo essere che è cambiato. Quando l'essere cambia anche la comprensione deve cambiare.
La differenza tra il sapere e la comprensione ci diventa chiara quando ci rendiamo conto che il sapere può essere funzione di un solo centro. La comprensione, invece, risulta dalla funzione di tre centri. Così l'apparecchio del pensiero può sapere qualcosa. Ma la comprensione appare soltanto quando un uomo ha il sentimento e la sensazione di tutto ciò che si ricollega al suo sapere.
Abbiamo già parlato della meccanicità. Un uomo non può dire di comprendere l'idea della meccanicità quando la sa soltanto con la testa. La deve sentire, con tutta la sua massa, con l'intero suo essere. Allora la comprenderà. [...]
Tratto da: Frammenti di un insegnamento sconosciuto - P.D. Ouspensky
Lo sviluppo della linea del sapere senza uno sviluppo corrispondente della linea dell'essere, produce un debole Yogi, voglio dire un uomo che sa molto, ma che non può fare niente, un uomo che non comprende ciò che egli sa, un uomo che non ha possibilità di apprezzamento, voglio dire: incapace di valutare le differenze fra un genere di sapere e un altro. E lo sviluppo della linea dell'essere senza uno sviluppo corrispondente del sapere produce uno stupido santo. E' un uomo che può fare molto, ma non sa come fare, nè con che cosa; e se fa qualche cosa, agisce schiavo dei suoi sentimenti soggettivi che lo possono far sbagliare, fargli commettere gravi errori, in realtà, fargli fare il contrario di ciò che vuole. nell'uno e nell'altro caso, tanto il debole Yogi che lo stupido santo arrivano ad un punto morto. Essi sono diventati incapaci di ogni ulteriore sviluppo.
Per afferrare questa distinzione e in generale la differenza di natura del sapere e dell'essere e la loro interdipendenza, è indispensabile comprendere il rapporto del sapere e dell'essere presi insieme, con la comprensione. Il sapere è una cosa, la comprensione è un'altra. Ma la gente confonde spesso queste due idee, oppure non vede nettamente dove sta la differenza. [...] La comprensione dipende dalla relazione tra il sapere e l'essere. La comprensione risulta dalla congiunzione del sapere e dell'essere. Di conseguenza l'essere ed il sapere non debbono divergere troppo, altrimenti la comprensione risulterebbe molto distante dall'uno e dall'altro: quindi la relazione tra il sapere e l'essere non cambia per un semplice accrescimento del sapere. Essa cambia solamente quando l'essere cresce parallelamente al sapere. In altri termini, la comprensione non cresce che in funzione dello sviluppo dell'essere. [...]
Tuttavia una persona esercitata all'osservazione di sè, sa con certezza che in differenti periodi della sua vita ha compreso una stessa idea, uno stesso pensiero, in modo totalmente diverso. Sovente le sembra strano, di aver potuto comprendere così male ciò che adesso crede di comprendere così bene. E, ciò nonostante, si rende conto che il suo sapere è rimasto lo stesso, e che oggi non sa niente più di ieri. Che cosa dunque è cambiato? E' il suo essere che è cambiato. Quando l'essere cambia anche la comprensione deve cambiare.
La differenza tra il sapere e la comprensione ci diventa chiara quando ci rendiamo conto che il sapere può essere funzione di un solo centro. La comprensione, invece, risulta dalla funzione di tre centri. Così l'apparecchio del pensiero può sapere qualcosa. Ma la comprensione appare soltanto quando un uomo ha il sentimento e la sensazione di tutto ciò che si ricollega al suo sapere.
Abbiamo già parlato della meccanicità. Un uomo non può dire di comprendere l'idea della meccanicità quando la sa soltanto con la testa. La deve sentire, con tutta la sua massa, con l'intero suo essere. Allora la comprenderà. [...]
Tratto da: Frammenti di un insegnamento sconosciuto - P.D. Ouspensky
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