martedì 15 febbraio 2011

IL CAMBIAMENTO (parte seconda) LA METAFISICA DELLA CELLULA

LA TRAGEDIA DELLA TERRA

Non che si debba esser degli astuti veggenti per
capire che il nostro pianeta sta attraversando una
fase particolarmente delicata, pericolosamente
transitoria; ogni governo si spertica in promesse e
speranze per un futuro più vivibile, ma il risultato
è sempre lo stesso: “corruzione dilagante, violenza
spesso senza freno e conseguente sfiducia verso le
istituzioni”, le quali dovrebbero perlomeno mantenere
il controllo di questa pseudo democratica comunità
d'insieme!
Ma quella Società siamo noi, noi lo specchio dei
nostri dilemmi! L'uomo sembra sfuggire a se stesso,
alla propria opportunità a migliorarsi, a
superarsi... L'uomo corre, corre, ma stenta a
guardarsi dentro, non matura dai propri errori, anzi,
ritiene superfluo osservarsi nel problema. Abbiamo
trascorso migliaia di anni a fidarci del nostro
potere evolutivo antropomorfo, e così si continua..,
maturando sempre più l'ideale della nostra identità
separata!
Piccolo pover uomo; il suo dolore riecheggia in
ogni anfratto terrestre, la sua impotenza, la sua
frustrata ambizione, navigata ed approdata nei sette
mari, comincia ad esser stanca di dimenarsi! In
qualche maniera chiede aiuto, questa disperata forma
di dipendenza da se stesso..
Dopo aver valutato ogni singola disfatta, l'homo-sapiens,
circoscritto dai propri fantasmi, dalle
proprie collaudate sconfitte, grida a piena voce la
propria impotenza verso ciò che si dimostra sempre
più inutile o quantomeno poco originale per fini
evolutivi! 

L'essere umano – per come lo intendiamo
oggi – sembra arrivato ad un bivio, ad un incrocio
fatidico: dove la drammaturgia di una terra dilaniata
da un sempre più stolto auto-esaminarsi, non concede
altro che materiale già visto, la disamina di un
paradosso materialistico!
Siamo così pregni del nostro esaminare, che neanche
ci accorgiamo della nostra cecità! Il nostro voler
'vedere' a tutti i costi, non ha fatto altro che
sensibilizzare il microscopio, cioè disporre l'atomo
alle sue leggi irrefutabili e scientifiche! Ma la
materia è già stata sondata a sufficienza con questi
parametri, ha già dimostrato alla separata visione di
uno sguardo deterministico, i suoi limiti.
L'uomo si pone tra l'altro un falso problema, pensa –
quasi senza interiorizzarsi – che la visione
antropologica del mondo sia fine a se stessa, in
qualche modo stagna; valuta l'apparato mentale come
qualcosa di inscindibile dal resto del corpo; a ben
vedere, l'otre\corpo sembra apparir conseguente alla
mentalizzazione tramite il visivo.!
Ciò determina enormi limiti evolutivi, imprigionando
(nello spirito visivo) l'opportunità di valutare la
Materia nella sua essenza! A riprova di questo
inedito tragitto evolutivo, dobbiamo però poter
ridimensionare la nostra posizione centripeta, il
nostro ordine personale.
Senza scadere in fuorvianti concetti elucubratori, e
senza drammatizzare ulteriormente un concetto ancora
solo mentale, abbiamo il dovere di capire una simile
posizione d'apertura; l'uomo si ritiene
indispensabile proprio perchè valuta se stesso da un
punto di vista autoreferenziale!
Forse è più semplice se ci chiediamo: “Se io vedo
quell'albero in quel modo, è poi tutto quello che va
visto?”. Ancora meglio sarebbe: “Posso vedere di più
se smetto di guardarlo.?!”. Il falso problema sta
proprio qui, nel convincersi che lo strumento visivo
sia onnipotente, in quanto legato all'apparato
fisico; lo strumento fisico a sua volta cadrà nello
stesso inganno, come quello mentale, come quello
vitale etc..
Ma 'capire' questo, per chi non ha un approccio
fortemente intuitivo con il proprio 'sentire', non
deve risultare semplice! Ci costringe a passare ad
un'altra fase, ad una fase identificativa! Qui non si
tratta più di capire mentalmente (schiavi dei propri
determinismi, delle solite leggi causa-effetto), ma
di concedere alla Possibilità umana uno slancio
identificativo verso la materia circostante! Tutto
questo, partendo dal nostro corpo!
Tramite Esso, e soltanto attraverso questa necessità
fisiologica di cambiare, potremo davvero comprendere
i nostri limiti evolutivi. Il corpo come Tempio
evolutivo, come coscienza terrestre biologicamente
interattiva!

IL PARADOSSO DIVINO
“Lo Spirito guarderà attraverso gli occhi della
Materia... e la Materia rivelerà l'aspetto dello
Spirito”
Sri Aurobindo – Savitri

Con questo semplice aforisma, ci viene svelato un
grado armonico superiore, che certamente affascina,
ma che ancora non riesce ad attecchire proprio per il
nostro innato scetticismo, proprio per il nostro
continuo ricadere nella sola ed unica parte che i
nostri occhi\telescopio riescono a vedere: quella
della Scienza!
Le leve dunque ci vengono date (la coscienza
terrestre è stabilita), ma dobbiamo potercene
servire, dobbiamo accorgerci che ne siamo in
possesso. Niente potrà esser cambiato attorno a noi,
nell'ambiente circostante, sino a quando la Morte non
sarà cambiata... e per capire meglio questo passo
vorrei citare una frase a me particolarmente cara di
Satprem (testimone spirituale di Mère e Aurobindo):
“ […] Per l'uomo, la realizzazione suprema, è la
comprensione: consiste nel comprendere le cose. Per
la Coscienza di Verità (la Coscienza futura - per
intenderci), la realizzazione è il Potere, la volontà
creatrice.. La realizzazione di domani..! Ma
attenzione! Quella Coscienza, ancora sconosciuta, non
è posizionata là in alto, nel mondo del superintelletto;
essa è al contrario situata nell'altro
lato delle cose, nel fondo del corpo, all'estremità
degli inferi, delle tombe umane... Nel brodo
primordiale! […]”
La Morte quindi non tanto come 'fatto inderogabile',
ma la Morte come faro evolutivo. Il rispetto per
questo inquietante sostantivo, non deve comunque
inibire le nostre volontà trasformatrici, tuttaltro!
L'energia stessa che sprigionano certe parole, certi
pensieri, subisce nel corpo stesso una sorta di
trepidazione cellulare, proprio come conseguenza
all'insensatezza del nostro indagare. E' la nostra
concezione mentale che è sbagliata; ciò che va
sondato è situato negli inferi o se preferite, non è
la vita che dobbiamo capire e guarire, ma la morte
nella sua forma meno collaudata: il problema nella
Morte, non è quello di esser compresa, analizzata..
ma vissuta! E per fare questo dobbiamo – non tanto
scendere a patti con Lei - ma, analizzando (e
sopravvivendo) il simbolo che rappresenta, affrontare
ogni spiacevolezza come qualcosa che ci porta a
cambiare.
E' finito il tempo della 'routine'; il tempo della
vecchia Evoluzione non ha più nulla da svelare, forse
perchè anche qui non ha fatto altro che costruire
paradossi su paradossi: innalzando barriere su
barriere, invece che togliere le nostre tanto
osannate certezze mentali.
L'insofferenza umana è da sempre collegata al grado
di adattamento fisico all'ambiente, alle capacità di
'resistere' alle intemperie planetarie; oggi siamo
maturi ad una nuova visione d'insieme, la quale,
proprio tramite il rispetto delle nostre sensazioni,
aperte ad un ambiente mai in realtà ostile, offre al
nostro potere cellulare una nuova capacità di
armonizzarci al corpo-terra!
Non sono quindi gli stimoli che mancano, manca la
Volontà nell'uomo, manca quell'esproprio all'inerzia
che rende così drammatica la vita che ci circonda.
Una vita che passa tutto il tempo ad osservarsi, che
ricicla se stessa nelle sue forme più reattive, non è
una vita che diviene, ma un'abitudine che protegge se
stessa: autoreferenziale appunto! L'ego è stato molto
utile in un lontano passato, probabilmente per
proteggere un corpo-materia più cosciente ed in grado
di evolvere autonomamente; oggi la coscienza separata
promette cose che non può più mantenere, innalzando
lo stato vibratorio del pianeta in maniera assurda ed
irresponsabile. L'uomo deve solo uscire dall'ipnosi
che lo lega a voler dominar la materia. All'uomo
manca solo la Volontà di afferrare il 'per' nel
'contro'!

Fabbri Marco

2 commenti:

  1. La volontà di afferrare............... la calma, la ragione, la consapevolezza, il tempo libero nelle persone, il tempo di pensare il tempo di affrontare la riflessione e prendere posizione, serve questo alle persone, prima, il tempo di leggersi e leggere il mondo, se non hai il tempo di farti da mangiare perché la vita e' così colma di ostacoli da ridurti simile a robot, in fretta e furia sempre, per poter sopravvivere alla meno peggio, come si può afferrare il 'per'nel'contro', Troviamo il tempo libero e regaliamolo alle persone, è necessaria una calma interiore della società, serve debellare la menzogna per prima cosa, educhiamoci al rispetto di noi stessi e degli altri, necessitiamo di un trampolino di lancio che ci prepari alla svolta, che si riveli nella saggezza nella cultura e nella consapevolezza delle nostre azioni.
    "Siamo saliti in alto su una scala lunghissima costruita dalla storia, una scala che non porta da nessuna parte, ma che ci apre gli orizzonti e ci permette di vedere molto lontano."

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  2. simo davvero ciò che ci circonda? insomma..premettendo che si, parlando come specie, siamo stati controproducenti, disastrosi, deleteri, ma molti ideali di equità o qualsivoglia, sono davvero inattuabili e non esistenti solo perchè non riescono ad essere approvati dalla specie? la morale ad esempio, è qualcosa che ci costruisce, non la ricondiciamo a nessun'altro costrutto, c'è. C'è anche quando si costruiscono centrali nucleari o quando si sa che quello che si sta facendo va CONTRO quel qualcosa. allora la domanda è:perchè non le diamo retta? perchè siamo considerati inopportuni e dannosi anche tenendo conto che siamo noi a far si che esista morale, solo, non la stiamo attuando

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