giovedì 28 luglio 2011

PIANI E PARTI DELL'ESSERE

 
IL VITALE
Parte III 

LE FORZE AVVERSE

[...] Ci sono comunque vibrazioni di un tipo particolare che si distinguono per la loro immediatezza e violenza. Il ricercatore se le sentirà piombare addosso improvvise come una mazzata; e in pochi secondi si ritroverà ad essere 'un altro', totalmente dimentico dei suoi fini, dei suoi sforzi, della sua ragion d'essere, come se tutto fosse stato spazzato via, spogliato di senso, distrutto. Sono manifestazioni che chiameremo FORZE AVVERSE.
Si tratta di forze molto coscienti, che sembrano avere come solo fine quello di scoraggiare il ricercatore o di farlo deviare dal cammino intrapreso. Il primo sintomo della loro comparsa è subito percepibile: la gioia si vela, si vela la coscienza e tutto viene avvolto in un'atmosfera di dramma. Quando c'è una sofferenza possiamo stare certi che lì si nasconde il nemico. Il dramma è lo scenario prediletto delle forze avverse, poichè è nel dramma che possono fare più danni. Ma esse hanno dentro di noi un vecchio alleato che, nostro malgrado, ama il dramma anche quando gridiamo 'basta!'. Di solito, la prima cosa che fanno le forze avverse è spingerci a decisioni improvvise, estreme, irrevocabili, che ci allontanino  il più possibile dalla strada che abbiamo scelto: è una vibrazione via via sempre più martellante, che esige di concretizzarsi IMMEDIATAMENTE.
In altri casi si metterà a smontare, con notevole abilità, tutto il meccanismo  della nostra ricerca per dimostrarci che ci stiamo illudendo e che non arriveremo mai a niente. In altri ancora, ed è il caso più frequente, ci faranno cadere in uno stato di depressione, con l'aiuto di un altro ben noto alleato che chiameremo L'UOMO DI DOLORE: un tipo che si ricopre di un settuplice mantello di tragedia e di tristezza e che non sentirebbe nessuna ragione di esistere se non potesse essere immensamente infelice.
Tutte queste vibrazioni di disordine, che chiamiamo la NOSTRA tristezza e i NOSTRI guai, producono subito un risultato: indeboliscono o disfano la nostra distesa di neve protettiva, aprendo appunto la porta alle forze avverse. Le quali hanno mille modi per attaccarci - perchè è proprio di ATTACCHI che si tratta, tanto più accaniti quanto più ci vedono determinati nel perseguire il nostro fine. Se qualcuno crede che sia una esagerazione, vuol dire che non ha mai tentato di progredire.
Finchè avanziamo intruppati nel gregge, infatti, la vita è relativamente facile, coi suoi alti e bassi (mai troppo bassi e nemmeno troppo alti). Ma appena dal gregge cerchiamo di uscirne ecco saltar fuori mille forze che hanno il massimo interesse a farci 'fare come tutti gli altri'. Scopriamo allora quanto la nostra prigione sia ben custodita. Scopriamo anche che siamo capaci di scivolare altrettanto in basso di quanto riusciamo a salire in alto, e che in realtà i nostri abissi sono esattamente proporzionali alle nostre altezze: sono tante le scaglie che ci cadono dagli occhi: Insomma, con un minimo di onestà ci rendiamo conto che siamo proprio capaci di tutto e che, la nostra virtù è pretenzionsa impurità. Bisogna non aver mai fatto un passo fuori dalla personalità di facciata per nutrire qualche illusione in proposito. [...]
La realtà è un po' diversa: dove potrebbe essere il diavolo se non  in Dio? E se non fa parte di Dio, allora in Dio resta ben poco, dato che questo mondo - ma gli altri mondi non sono meglio - è davvero piuttosto malvagio. Non resta quindi granchè di puro, tranne forse un punto matematico, invisibile e senza dimensione. L'esperienza ci mostra però che queste forze perturbatrici hanno un loro posto nell'economia universale e che ci possono disturbare solo a livello della nostra piccola coscienza momentanea, e per giunta con un preciso fine. Prima di tutto sono lì per colpirci nel punto debole dell'armatura: se fossimo saldi e tutti d'un pezzo, non potrebbero sfiorarci neanche per un attimo. In secondo luogo, se invece di star lì a lamentarci e ad accusare il diavolo o la cattiveria del mondo, cominceremo  - grazie proprio alle loro interferenze - a guardarci dentro, ci accorgeremo che ognuno di questi attacchi ha smascherato una delle innumerevoli 'disonestà da uomo onesto'; oppure ha sollevato un poco quei cappottini che ci buttiamo addosso per non vedere. Cappottini, o cappottacci, che non ricoprono solo le nostre pustole, ma quelle di tutti: le piccole insufficienze e le enormi sufficienze di ciascuno. E se a volte le forze perturbatrici ce li strappano di dosso un po' brutalmente non è per caso, o per gratuita malignità, ma per farci vedere chiaro e costringerci ad una perfezione dinanzi a cui recalcitriamo. Perchè, appena afferriamo un filo di verità o un filino d'ideale, noi tendiamo malauguratamente a rinchiuderli a tripla mandata in un'ermetica e infallibile struttura, e a non muoverci più da lì. In altri termini, queste forze poco garbate rappresentano strumenti di progresso sia per ciascun individuo che per il mondo. 'Quel che ti fa cadere a terra è quel che ti fa rialzare', dice nella sua saggezza il Kularnava Tantra. Noi ci lamentiano delle 'catastrofi' apparentemente inutili ed arbitrarie che vengono a colpirci al cuore o nella carne e accusiamo il 'Nemico': ma non sarà magari proprio l'anima - non la mente esterna, ma lo spirito interiore - ad avere accettato e SCELTO tutto ciò come parte del suo sviluppo, per poter attraversare rapidamente le esperienze necessarie, per abbreviarle - durchhauen -, anche a rischio o a prezzo di un grande danno per il corpo e per la vita esteriore? Per l'anima in crescita, per lo spirito dentro di noi, difficoltà, ostacoli e attacchi non possono essere magari un mezzo per crescere, per acquistare nuova forza, per allargare le proprie esperienze, per esercitarsi alla vittoria spirituale? Noi ci scagliamo contro il male: ma se il male non stesse sempre lì ad assediarci e a sfidarci, da un pezzo avremmo inscatolato la Verità eterna in un breviario di piccole virtù, da un bel pezzo l'avremmo sistemata una volta per tutte. La Verità è sempre in movimento, invece, la Verità corre sempre avanti, e i principi delle tenebre servono a vigilare, magari un po' brutalmente, che non si addormenti. Le negazioni di Dio ci aiutano quanto le sue affermazioni, dice Sri Aurobindo. E Mère aggiunse: L'avversario sparirà solo quando non sarà più indispensabile al mondo. Noi sappiamo benissimo che è necessario, come la pietra di paragone lo è per l'oro, per indicarci il nostro grado di verità.
Forse, tutto sommato, Dio non è un puro punto matematico fuori dal mondo. Forse tutto questo mondo è Lui, è Lui tutta questa imperfezione che soffre e fatica per diventare perfetta quaggiù e per ricordarsi di Sè.
Di fronte alle forze avverse il rimedio è lo stesso che per le altre vibrazioni: il silenzio, un'immobilità interiore che lasci passare l'ondata. Forse non riusciremo a far sparire subito gli attacchi; ma sempre di più ci sembreranno toccare soltanto la superficie del nostro essere. Potremmo magari scuoterci, sconvolgerci; ma sentiremo, in fondo a noi, quel 'testimone' che non viene scalfito da nulla - che non è mai scalfito - e che non soffre mai. Cadremo e ci rialzeremo di nuovo, ma ogni volta saremo diventati più forti. il solo peccato è lo scoraggiamento. In pratica, il ricercatore dello yoga integrale sarà molto più esposto degli altri (sarà una BATTAGLIA), perchè vuole TUTTO INGLOBARE NELLA SUA COSCIENZA, senza scartare niente, perchè sa che non esiste solo un passaggio da forzare per andare verso la beatitudine superiore, o solo un guardiano del tesoro da sconfiggere; ma molti passaggi, a destra e a sinistra, in alto e in basso, a tutti i livelli dell'essere, e che i tesori da scoprire sono più d'uno. [...]
Continua..
Tratto da: L'Avventura della Coscienza - Satprem










sabato 16 luglio 2011

PIANI E PARTI DELL'ESSERE


IL VITALE 
Parte II
L'Abitudine di rispondere

La prima cosa che il ricercatore distinguerà nell'esplorare il proprio vitale sarà una frazione di mente che sembra avere la sola funzione di dare forma (e giustificazione) ai suoi impulsi, ai suoi sentimenti, ai suoi desideri: quella che da ora in poi chiameremo MENTE VITALE. Ma, avendo già visto la necessità di far silenzio nella mente, il ricercatore estenderà tale disciplina anche a questo strato mentale inferiore. Di lì in poi comincerà a vederci chiaro: prive dei loro abbellimenti mentali, le diverse vibrazioni° dell'essere gli si riveleranno nel loro aspetto vero e al loro vero livello. Soprattutto, le vedrà arrivare. In questa distesa di silenzio ch'egli ormai rappresenta, i minimi movimenti di sostanza mentale - oppure vitale o di altri piani - saranno per lui altrettanti segnali; e se qualcosa tenterà d'infiltrarsi nella sua atmosfera se ne accorgerà subito. Spontaneamente si renderà conto allora della quantità di vibrazioni che tutti emanano di continuo senza neanche accorgersene, saprà chi è e da dove viene la persona che ha di fronte (un aspetto impeccabile non ha il più delle volte niente a che vedere con la piccola realtà vibrante che sta dietro). Allora i suoi rapporti col mondo diventeranno chiari, capirà perchè prova certe simpatie e certe antipatie, certi timori o malesseri, e potrà così mettere ordine nelle proprie reazioni, rettificarle: accettare le vibrazioni che sono di aiuto, rifiutare quelle che intorbidano, neutralizzare quelle che vengono per nuocere. E si renderà conto di un fenomeno molto interessante: il silenzio interiore ha un potere. Se invece di rispondere alla vibrazione in arrivo resterà nella più assoluta immobilità interiore, vedrà quell'immobilità DISSOLVERE le vibrazioni; come se fosse circondato da una distesa di neve dove urti e colpi sprofondano. Prendiamo il semplice esempio della collera: se invece di metterci a vibrare all'unisono con chi è in collera riusciremo a restare interiormente immobili, a poco a poco vedremo la collera di chi ci sta di fronte dissolversi come fumo. Mère faceva notare che l'immobilità interiore, il potere di non rispondere, può anche fermare il braccio dell'assassino o lo scatto del serpente. Solo che non si tratta di mettersi una maschera di impassibilità mentre dentro tutto ribolle: con le vibrazioni non si bara, come lo sentono benissimo gli animali; non si tratta di inalberare una 'padronanza di sè' che è solo padronanza delle apparenze, ma di un vero dominio interiore. E' un silenzio che può annullare qualsiasi vibrazione: per la semplice ragione che tutte le vibrazioni, di qualunque tipo, sono CONTAGIOSE (sia le vibrazioni più basse che le più alte, si badi bene: ecco come mai il guru può trasmettere al discepolo le proprie esperienze spirituali o i propri poteri). Dipende da noi o meno accettare il contagio: se abbiamo paura, vuol dire che abbiamo già accettato il contagio e quindi abbiamo già accettato il morso del serpente o il colpo dell'assassino [...]
Lo stesso accade per le sofferenze fisiche: come si può farsi contagiare da vibrazioni dolorose, così si può circoscriverne il punto e magari, a seconda del grado di padronanza raggiunto, annullare la sofferenza, cioè disinnescare la coscienza dal punto del malato. La chiave della padronanza è sempre il silenzio, a tutti i livelli; nel silenzio infatti è possibile distinguere le vibrazioni; e distinguere vuol dire averne il dominio. Numerosissime sono le applicazioni pratiche e numerosissime le occasioni di progresso. Quella vita di tutti i giorni che viviamo tanto incoscientemente può diventare così un immenso campo di esperienza e di uso consapevole delle vibrazioni. Ecco perchè si insiste che il luogo dello yoga sia la vita stessa: stando soli è facilissimo illudersi di aver raggiunto il dominio di sè. 
Ma il potere del silenzio, o dell'immobilità interiore, ha applicazioni molto più importanti, sopratutto nella vita psicologica. Il vitale, lo sappiamo, è sede di svariati disordini e miserie, ma è anche una fonte di grande forza; si tratta quindi - un poco come nella leggenda indiana del cigno che separa l'acqua dal latte - di estrarne la forza di vita evitando le complicazioni che la vita porta con sè, e al tempo stesso senza recluderci dalla vita. Bisogna dire che le vere complicazioni non vengono tanto dal vitale in sè, quanto dall'uso che ne facciamo noi: tutte le circostanze esteriori sono infatti l'immagine speculare di quello che siamo. Ma la più grande difficoltà viene dal fatto che, erroneamente, noi ci identifichiamo col vitale e con tutto ciò che ne proviene. Il vitale dice: le 'mie' pene, la 'mia' depressione, il 'mio' temperamento, i 'miei' desideri, credendo di essere tutti quei piccoli io che in realtà non sono affatto lui. Certo, se noi continuiamo ad essere convinti che tutte quelle piccole storie siano la nostra storia, allora ovviamente non c'è altro da fare che sopportare la bella famigliola vitale con tutte le sue crisi. Ma se siamo in grado di far silenzio dentro, ci appare subito chiaro che tutte quelle vicende non sono affatto le nostre: tutto viene da fuori, lo sappiamo. Solo che noi, sintonizzandoci sempre sulla stessa lunghezza d'onda, ci lasciamo invadere da tutti i contagi. Ad esempio, ci troviamo in compagnia di Tizio o di Caio, in noi c'è silenzio e immobilità (il che non ci impedisce di parlare e di agire normalmente), e di colpo ecco che in questa trasparenza sentiamo qualcosa che ci tira o che cerca di entrarci dentro, come una pressione o una vibrazione intorno a noi che può anche tradursi in un indefinibile malessere. Se la vibrazione ce la fa ad entrare, in pochi minuti ci ritroviamo a lottare con una depressione o un desiderio, con un'agitazione o una febbre: siamo stati contagiati. A volte non sono soltanto semplici vibrazioni che ci piombano addosso, ma vere ondate. Non occorre necessariamente stare assieme a qualcuno perchè succeda: possiamo isolarci in cima all'Himalaya e ricevere lo stesso le vibrazioni del mondo.Da dove viene allora la NOSTRA agitazione, il NOSTRO desiderio, se non dall'abitudine di farci agganciare di continuo dagli stessi impulsi? Ma il ricercatore che ha coltivato il silenzio non si lascia più intrappolare da questa FALSA IDENTIFICAZIONE e finisce per sentire intorno a sè quello che chiameremo il circumcosciente, ovvero COSCIENZA CIRCOSTANTE, una distesa di neve che ci circonda e che può esser incredibilmente luminosa, forte e sicura, o che invece può oscurarsi, corrompersi (o anche disintegrarsi totalmente) a seconda del nostro stato interiore. E' una specie di atmosfera individuale o di GUAINA PROTETTIVA abbastanza sensibile da farci sentire ad esempio che si sta avvicinando qualcuno, o da farci evitare un incidente nell'istante in cui sta per piombarci addosso; ed è proprio in questa coscienza circostante che potremo sentire e fermare le vibrazioni psicologiche PRIMA che ci entrino dentro.
Di solito sono così abituate ad entrare dentro di noi come a casa propria, per affinità, che non le sentiamo neanche più arrivare: il meccanismo attraverso cui ce ne appropriamo e ci indentifichiamo con loro scatta immediatamente. Ma il silenzio interiore produce una trasparenza sufficiente a vederle arrivare, sicchè allora uno può fermarle e respingerle.
A volte le vibrazioni respinte restano a vagare nel circumcosciente, aspettando la prima occasione per precipitarsi dentro di noi, al punto che potremo sentire con estrema chiarezza la collera, il desiderio, la depressione girarci attorno; ma, a forza di essere respinte, perderanno vigore, finchè ci lasceranno in pace. Il collegamento è stato finalmente interrotto. E con sorpresa un bel giorno constateremo che certe vibrazioni che ci sembravano ineluttabili non ci toccano più. Ci passeranno davanti come uno schermo cinematografico, svuotate di qualsiasi potere; e potremo osservare con curiosità le piccole malintenzionate ritentare il loro gioco. Oppure ci accorgeremo che certi stati psicologici ci assalgono a ore fisse, o si ripetono ciclicamente: sono quelli che chiameremo FORMAZIONI, cioè amalgami di vibrazioni che per reiterata abitudine finiscono per acquisire una sorta di personalità indipendente. Vedremo come queste formazioni, una volta che ci hanno agganciati non ci mollano finchè non hanno svuotato il sacco fino in fondo, ossessive come un disco che gira e gira su un grammofono. Sta a noi decidere se 'lasciarlo suonare' oppure no. Le esperienze possibili sono migliaia, è tutto un mondo di osservazioni; ma la scoperta essenziale che avremo fatto è che in tutta la faccenda, di NOI c'è ben poco, tranne L'ABITUDINE DI RISPONDERE. [...]
A dispetto di tutte le nostre 'sagge' massime, la natura umana PUO' essere cambiata. Non c'è niente nella coscienza o nella natura di fissato una volta per sempre, tutto è soltanto un gioco di energie e vibrazioni che a forza di ripetersi regolarmente ci dà l'illusione di una necessità 'naturale'. Proprio perciò lo yoga presuppone la possibilità di un capovolgimento totale delle regole che comunemente governano le reazioni della coscienza.
Scoperto il meccanismo, avremo contemporaneamente trovato il giusto metodo per dominare il vitale, un metodo non di tipo chirurgico ma pacificatore. Non diminuiremo di sicuro le difficoltà vitali combattendole vitalmente: la lotta esaurirà le nostre energie, ma non certo la loro esistenza universale. E' da un'altra posizione che avremo partita vinta: neutralizzandole in una pace silenziosa. Se siamo in pace, ripulire il vitale diventa facile. Se invece stiamo lì solo a pulire e pulire senza fare nient'altro il progresso sarà molto lento, perchè il vitale si sporcherà di nuovo e bisognerà rimettersi a pulirlo centinaia di volte. la pace è qualcosa di pulito di per sè, perciò essere in pace è un modo di positivo di assicurarsi il risultato. Cercare soltanto lo sporco e ostinarsi a pulirlo è un metodo negativo.

° "La visione vera elimina sempre più qualunque nozione di bene e di male, di buono e di cattivo, di superiore e inferiore e via dicendo; c'è solo quella che potrei chiamare una differenza di qualità vibratoria..." "Non si tratta di un problema di tipo psicologico: si tratta solo di vibrazioni" Agenda Mère Vol. 4
"Tutto è strettamente interdipendente. E una vibrazione da qualche parte ha conseguenze TERRESTRI.." "La 'salute' non esiste neanche, non vuol dire niente.. 'malattia' non vuol dire più niente,... sono solo deformazioni di vibrazioni..." 
CONTINUA...
Tratto da: Sri Aurobindo L'avventura della Coscienza - Satprem









venerdì 1 luglio 2011

PIANI E PARTI DELL'ESSERE


Oggi proveremo a toccare il delicato settore del Vitale; critico ma sopratutto strategico piano dell'esistenza umana, il Vitale si situa come crocevia tra l'azione vera e propria legata perlopiù alle abitudini, e l'ideale di azione coniugato all'iniziativa mentale (anche quella ahimé, col\legata all'inerzia attitudinale)! 
Da un'osservazione del genere possiamo trarre una quantità di conclusioni interessanti. Quella di maggiore evidenza è che più uno diventa cosciente sulla terra, cioè più sale nella scala della coscienza avvicinandosi all'Origine, più avvicina all'Origine la terra stessa, annullando i determinismi deformanti dei piani intermedi. Ciò può avere non solo notevoli conseguenze individuali sul dominio e la trasformazione della nostra vita, ma anche conseguenze generali sulla trasformazione del mondo. 
Molto si è discusso sul problema della libertà e del determinismo; ma è un problema mal posto: non è una questione di libero arbitrio o di determinismo, ma di libertà E di una quantità di determinismi. L'uomo è soggetto ad una serie di DETERMINISMI SOVRAPPOSTI (fisico, vitale, mentale e oltre ancora), sicchè il determinismo di ogni piano può modificare o annullare quello del piano immediatamente sottostante. Per esempio, nel microcosmo individuale una buona salute fisica e una predisposizione alla longevità possono essere modificate dal determinismo vitale delle 'nostre' passioni e sregolatezze, che può a sua volta esser modificato dal determinismo mentale della volontà e degli ideali; il quale può da parte sua essere modificato dalla legge più grande dello psichico, e così via. La libertà consiste nella possibilità di passare ad un piano superiore. E così è per il destino della terra: i microcosmi e il macrocosmo sono mossi dalle medesime forze. E se noi che siamo il punto di intersezione di tutti i determinismi nella Materia, sappiamo elevarci ad un piano di coscienza superiore, contribuiamo automaticamente con ciò a modificare tutti i determinismi inferiori e a far accedere la terra ad una più grande libertà.
Ma perchè proprio la fetta del Vitale? Il Vitale perchè oltre ad esistere come intersezione con la materia più brutale, rappresenta pure la porta magica per trasformare la nostra bio-tipologia tra corpo e psiche! Non di certo un lavoro semplice e gradevole si prospetta all'orizzonte.. Analizzeremo quindi con calma tutte le più critiche aree di questo svalutato centro dell'essere. Non demordete quindi e anche se molto vi sembra impossibile: buon lavoro!
 




 IL VITALE
parte I
I limiti della morale

C'è UNA ZONA del nostro essere che è fonte di grosse difficoltà e insieme di un grande Potere. Fonte di difficoltà perchè disturba le comunicazioni dall'esterno o dall'alto, opponendosi freneticamente ai nostri sforzi di silenzio mentale, e invischia la coscienza in occupazioni e preoccupazioni meschine impedendole di muoversi liberamente verso più alte regioni; fonte di potere perchè fa affiorare in noi una grande forza di vita. Stiamo parlando della zona che sta fra il cuore e il sesso e che chiameremo VITALE.
E' la zona di tutte le confusioni: dove il piacere si mescola inestricabilmente alla sofferenza, la pena alla gioia, il male al bene, la commedia alla verità. In questa zona pericolosa le varie spiritualità del mondo hanno incontrato tante difficoltà che han preferito farci una bella croce sopra e lasciarne sussistere soltanto le cosiddette emozioni religiose: il neofita è invitato a rifiutare tutto il resto. E tutti sembrano essere d'accordo: la natura umana è intrasformabile. Ma questa chirurgia morale, presenta un doppio inconveniente, perchè da un lato non purifica niente, in quanto le emozioni dall'alto, per raffinate che siano, inquinano come le emozioni inferiori, per la buona ragione che sono sentimentali e parziali; d'altro canto si tratta di una chirurgia che non estirpa veramente, ma accantona, di modo che in sessant'anni di vita ce ne spettano quaranta di morale diurna e venti d'immoralità notturna: curiosi rendiconti.). In altre parole, la morale non può penetrare oltre i limiti della piccola personalità di facciata.
Perciò non è una disciplina morale e radicale che dobbiamo imporre al nostro essere, ma una disciplina spirituale e integrale, che rispetterà ogni parte della nostra natura, liberandola però dalle scorie. Perchè in realtà non esiste un male assoluto da nessuna parte: esistono solo miscugli di bene e di male.
Del resto, il ricercatore non pensa (se ancora 'pensa') in termini di bene e di male, ma solo in termini di esattezza o d'inesattezza. Il navigante che intende trovare le coordinate di rotta non ricorre al suo amore per il mare, ma usa un sestante, stando bene attento che lo specchio del sestante sia pulito. Così, se il nostro specchio sarà appannato non vedremo niente della realtà degli esseri e delle cose, perchè ritroveremo dappertutto l'immagine dei nostri desideri e dei nostri timori, dappertutto l'eco del nostro chiasso: non solo in questo mondo, ma in tutti i mondi, nella veglia, nel sonno e nella morte. 
Ovviamente, se vogliamo VEDERE uno spettacolo non possiamo mica restare in palcoscenico. Perciò il ricercatore saprà distinguere fra ciò che intorbida la visibilità e ciò che la rende più precisa: sarà essenzialmente questa la sua 'morale'.
 (tratto da: L'Avventura della Coscienza - Satprem)
Continua..