giovedì 13 settembre 2012

TRA CIELO E TERRA



[...] La vera utilità della Scienza non è certo quella che gli viene attribuita, non certo quella di aver inventato super aerei a reazione.. Il suo vero SCOPO è quello di aver tessuto un reticolo così spesso, così denso, stritolando ogni parte del globo, tra tutti gli anfratti umani, in tutti i suoi gangli indomabili, al punto che, non possa accadere nulla in una specifica parte del pianeta, che non venga a riflettersi in un altro posto specifico dello stesso! Quindi veniamo a trovarci di fronte ad un legame indissolubile che rende inevitabile che il 'movimento' di\in un luogo, abbia conseguenze anche nell'altro.
Sembra esser questo il vero scopo della Scienza.
Quello appunto di 'imprigionare' questa umanità in una rete che CI unisca tutti nel medesimo cambiamento e MALGRADO ESSO; al di là di ogni singolo assoggettamento morale, l'umanità stessa si trova in questo modo collegata - suo malgrado, a dover lavorare (più o meno armonicamente) per il bene dell'insieme.
Come a far sì che si abbia una presa di coscienza globale, la quale grazie alla Scienza si è resa fattibile. Ciò che un tempo poteva apparire un retaggio di pochi eletti o privilegiati, oggi è di dominio più universale. Questo ragionamento vede la propria realizzazione coerente, se consideriamo che un passaggio evolutivo matura la propria indole coerente nella massa sociale e non certo nell'individuo concepito nella sua individualità! Una nuova specie è come una totalità che sboccia - per così dire, nella specie seguente..non un individuo!
Allora, a ben vedere, questo mezzo appare sotto una luce più strumentale e meno esclusivista; l'evoluzione non è quindi un privilegio per pochi, ma una porta che si apre per tutti (anche se non tutti saranno in grado di trarne eguale beneficio).
Sotto un certo punto di vista il fine delle Scienza è quello di predisporci tutti sotto lo stesso tetto, sotto la stessa provocazione! Una provocazione che risveglia un richiamo universale per così dire..
Quello che noi chiamiamo miracolo, o se preferiamo: la sua esaustivazione, è proprio la conseguenza di un simile passaggio, stretto e scomodo, dove TUTTI veniamo chiamati a partecipare, dove tutti (nell'unione partecipata tramite questo mezzo) si contribuisca a che il corpo terra, il suo grido, la sua malattia 'apparentemente' mortale, possa sfociare in qualcosa di veramente nuovo..
Il grido evolutivo a cui siamo richiamati non va dunque frainteso da un singolo punto di vista, da una visione individuale, marcatamente personale, ma esso stesso richiede una partecipazione incondizionata che possa farci vedere ciò che davvero va visto.. il resto sono chiacchiere..!

Tratto da: Sette giorni in India -Satprem intervistato da Frédéric de Towarnicki

Trad. Fabbri Marco..