mercoledì 25 gennaio 2012

LA NATURA DELL'ESSERE

LA TERZA FORZA



 LO SVILUPPO DELL'UOMO
Parte II 

[...] La ragione di ciò è che il sapere, quando non è in armonia con l'essere, non potrà mai essere abbastanza grande, o per meglio dire, sufficientemente qualificato per i reali bisogni dell'uomo. Sarà il sapere di una cosa legato all'ignoranza di un'altra; sarà il sapere del particolare legato all'ignoranza del tutto, il sapere della forma che ignora l'essenza. Una tale preponderanza del sapere sull'essere può essere constatata nella cultura attuale. L'idea del valore e dell'importanza del livello dell'essere è stata completamente dimenticata, Non si conprende più che il livello del sapere è determinato dal livello dell'essere. Effettivamente ad ogni livello di essere corrispondono determinate possibilità di sapere, ben definite. Nei limiti di un certo 'essere' la qualità del sapere non può essere cambiata; solo è possibile l'accumularsi di informazioni di una sola e medesima natura. Un cambiamento della natura del sapere è impossibile senza un cambiamento della natura dell'essere. [...]
[...] Esteriormente l'essere dell'uomo ha molti differenti aspetti: attività o passività; veracità o malafede; sincerità o falsità; coraggio, vigliaccheria; autocontrollo, sfrontatezza; irritabilità, egoismo, disposizione al sacrificio, orgoglio, vanità, presunzione, assiduità, pigrizia, senso morale, depravazione; tutte queste caratteristiche e molte altre compongono l'essere di un uomo.
Ma tutto questo nell'uomo è interamente meccanico. Se egli mente, questo significa che egli non può fare a meno di mentire. Se dice la verità, questo significa che non può fare a meno di dire la verità, e così è per tutto. Tutto accade; un uomo non può fare niente, nè interiormente nè esteriormente. [...]
[...]  In generale l'equilibrio dell'essere e del sapere è anche più importante di uno sviluppo separato dell'uno o dell'altro. Poichè uno sviluppo separato dell'essere o del sapere non è in alcun modo desiderabile. Benchè sia precisamente questo sviluppo  unilaterale che sembra attrarre particolarmente la gente.
Allorchè  il sapere predomina sull'essere, l'uomo sa, ma non ha il potere di fare. E' un sapere inutile. Al contrario, quando l'essere predomina sul sapere, l'uomo ha il potere di fare, ma non sa che cosa deve fare. Così l'essere che egli ha acquisito non può servirgli a nulla e tutti i suoi sforzi saranno stati inutili. Nella storia dell'umanità, troviamo numerosi esempi di intere civiltà che perirono sia perchè il loro sapere superava il loro essere, sia perchè il loro essere superava il loro sapere.
Lo sviluppo della linea del sapere senza uno sviluppo corrispondente della linea dell'essere, produce un debole Yogi, voglio dire un uomo che sa molto, ma che non può fare niente, un uomo che non comprende ciò che egli sa, un uomo che non ha possibilità di apprezzamento, voglio dire: incapace di valutare le differenze fra un genere di sapere e un altro. E lo sviluppo della linea dell'essere senza uno sviluppo corrispondente del sapere produce uno stupido santo. E' un uomo che può fare molto, ma non sa come fare, nè con che cosa; e se fa qualche cosa, agisce schiavo dei suoi sentimenti soggettivi che lo possono far sbagliare, fargli commettere gravi errori, in realtà, fargli fare il contrario di ciò che vuole. nell'uno e nell'altro caso, tanto il debole Yogi  che lo stupido santo arrivano ad un punto morto. Essi sono diventati incapaci di ogni ulteriore sviluppo.
Per afferrare questa distinzione e in generale la differenza di natura del sapere e dell'essere e la loro interdipendenza, è indispensabile comprendere il rapporto del sapere e dell'essere presi insieme, con la comprensione. Il sapere è una cosa, la comprensione è un'altra. Ma la gente confonde spesso queste due idee, oppure non vede nettamente dove sta la differenza. [...] La comprensione dipende dalla relazione tra il sapere e l'essere. La comprensione risulta dalla congiunzione del sapere e dell'essere. Di conseguenza l'essere ed il sapere non debbono divergere troppo, altrimenti la comprensione risulterebbe molto distante dall'uno e dall'altro: quindi la relazione tra il sapere e l'essere non cambia per un semplice accrescimento del sapere. Essa cambia solamente quando l'essere cresce parallelamente al sapere. In altri termini, la comprensione non cresce che in funzione dello sviluppo dell'essere. [...]
Tuttavia una persona esercitata all'osservazione di sè, sa con certezza che in differenti periodi della sua vita ha compreso una stessa idea, uno stesso pensiero, in modo totalmente diverso. Sovente le sembra strano, di aver potuto comprendere così male ciò che adesso crede di comprendere così bene. E, ciò nonostante, si rende conto che il suo sapere è rimasto lo stesso, e che oggi non sa niente più di ieri. Che cosa dunque è cambiato? E' il suo essere che è cambiato. Quando l'essere cambia anche la comprensione deve cambiare.
La differenza tra il sapere e la comprensione ci diventa chiara quando ci rendiamo conto che il sapere può essere funzione di un solo centro. La comprensione, invece, risulta dalla funzione di tre centri. Così l'apparecchio del pensiero può sapere qualcosa. Ma la comprensione appare soltanto quando un uomo ha il sentimento  e la  sensazione di tutto ciò che si ricollega al suo sapere.
Abbiamo già parlato della meccanicità. Un uomo non può dire di comprendere l'idea della meccanicità quando la sa soltanto con la testa. La deve sentire, con tutta la sua massa, con l'intero suo essere. Allora la comprenderà. [...]


Tratto da: Frammenti di un insegnamento sconosciuto - P.D. Ouspensky















martedì 10 gennaio 2012

LA NATURA DELL'ESSERE



LA TERZA FORZA

 
Parte I
Come negare che la maggioranza delle persone che si incontrano, abbiano in comune un'innata insofferenza verso lo sforzo, la disciplina, o semplicemente verso tutto ciò comporta un cambiamento delle nostre abitudini! Questa ardua sentenza - dimostra, (semmai ve ne fosse ancora bisogno) una volta ancora, tutti i limiti che la nostra biologia umana ha raggiunto.. L'inquietante e quantomeno evidente nostro modo di sopravvivere quotidiano, mostra con sempre più  disagio, la mescola di inconsistente energia che la nostra vuota esistenza è divenuta. Certo, l'ipocrisia che distingue la falsità a cui siamo oramai quasi in toto assoggettati, nasconde abbastanza efficacemente qualsiasi sforzo per notare oltre, foss'anche solo una scelta personale nel cambiare un punto di vista ideale!
Ciò che ad ogni modo non riesce a penetrare nell'habitat mentale umano, scorge la sua fallibilità proprio nell'atteggiamento dis\locato del punto di vista soggettivo..!
Oggi dunque - continuiamo a valutare la nostra triste collocazione sociale nella collettività, con un giudizio che non può che esser colpevole, proprio per il suo carattere separato dal restante che ci circonda. In definitiva è come se conoscessimo solo una parte del nostro osservato, non riuscendo così a penetrare nella vera 'comprensione' delle cose!
Per comprensione ovviamente non s'intende il ricatto mentale a cui perennemente siamo sottoposti; qui l'alcova deterministica subisce una curiosa scossa evolutiva e con lei la linearità che il nostro osservare (ambiente esterno) comporta.
La conscia cultura di questo pianeta, sembra esser arrivata alla conclusione che, proprio trattandosi di una crisi evolutiva e non di una crisi morale, si debba riunire le nostre forze al fine di concentrare il nostro potenziale in quello che sino ad oggi è stato ingiustificatamente snobbato: l'approccio al corpo e ai suoi insondati misteri!
Misteri che resteranno tali se la predominanza mentale e suoi relativi suffissi (vitali, subconsci, inconsci) non cederanno il passo ad un 'Essere' più integrato.
Un'umanità meno in conflitto tra essa può avvertire questo nuovo senso di completezza solo a patto che abbandoni l'attaccamento alla sua met\a\à più conosciuta! Un valore temuto ingiustamente sino ad oggi come immorale, cela nel suo contenuto intrinseco, cellulare, 'la porta' per un domani meno frustrante, tra nuove comprensioni che suggeriscono sempre meglio quale scelta va fatta.. senza troppi dubbi da sostenere, senza quella angosciante paura che un corpo non ascoltato vuole comunicarci!

A cura di Fabbri Marco


LO SVILUPPO DELL'UOMO

[...] Lo sviluppo dell'uomo si effettua secondo due linee, 'sapere' ed 'essere'. Ma affinchè l'evoluzione avvenga correttamente, le due linee devono procedere insieme, parallele l'una all'altra e sostenersi reciprocamente. Se la linea del sapere sorpassa troppo quella dell'essere, e se la linea dell'essere sorpassa troppo quella del sapere, lo sviluppo dell'uomo non può farsi regolarmente; prima o poi deve fermarsi. "La gente afferra ciò che si intende per 'sapere'. Si riconosce che il sapere può essere più o meno vasto e di qualità più o meno buona. Ma questa comprensione non viene applicata all'essere. Per essi l'essere significa semplicemente "l'esistenza" che contrappongono alla "non esistenza". Non comprendono che l'essere può situarsi a livelli molto differenti e comportare diverse categorie. Prendete per esempio l'essere di una pianta. Sono due esseri differenti. L'essere di una pianta e quello di un animale e quello di un uomo. Ma due uomini possono differire nel loro essere più ancora di quanto un minerale e un animale differiscono tra loro. E questo è proprio ciò che le persone non comprendono. Non comprendono che il sapere dipende dall'essere. E non soltanto non lo comprendono, ma non lo vogliono comprendere. In modo particolare nella civiltà occidentale, si ammette che un uomo possa avere un vasto sapere, che per esempio egli possa essere un illustre sapiente, autore di grandi scoperte, un uomo che fa progredire la scienza, e nello stesso tempo possa essere, meschino, invidioso, vanitoso, ingenuo e distratto. Sembra normale che un professore debba dimenticare dappertutto il suo ombrello. Eppure è proprio questo il suo essere. Ma si ritiene, in occidente, che il sapere di un uomo non dipende dal suo essere. Le persone accordano un valore massimo al sapere, ma non sanno accordare all'essere un valore eguale e non si vergognano del livello inferiore del loro essere. Non si comprende neppure ciò che questo significhi. Non si comprende che il grado del sapere di un uomo è in funzione del grado del suo essere. 
"Allorchè il sapere sorpassa di troppo l'essere, esso diventa teorico, astratto, inapplicabile alla vità; può anche diventare nocivo, perchè invece di servire la vita e aiutare le persone nella lotta contro le difficoltà questo sapere comincia a complicare tutto; di conseguenza non può che apportare nuove difficoltà, nuovi turbamenti ed ogni sorta di calamità che prima non esistevano.[...]


Continua..
Tratto da: Frammenti di un insegnamento sconosciuto (P.D. Ouspesnky)