IL VITALE
IL VERO VITALE
Parte V
[...] Siamo capaci di contenere ben poco della grande Forza di Vita - non ce la facciamo a reggere il carico. Ne basta appena un soffio di più ed ecco che gridiamo di gioia o di dolore, piangiamo, balliamo, sveniamo. La Forza che scorre è infatti sempre la stessa, fa presto a straripare dai nostri piccoli recipienti. Ma la Forza di Vita scorre immensa e placida, e basta: non soffre, non si turba, non si esalta, non è nè buona nè cattiva - E' e basta. Tutti i segni contrari che riveste dentro di noi sono soltanto le vestigia della passata evoluzione, di quando eravamo piccoli, tanto piccoli e separati, e dovevamo pur proteggerci da quella enormità vivente, troppo intensa per la nostra piccolezza, dovevamo per forza distinguere fra vibrazioni 'utili' e vibrazioni 'nocive', attribuendo alle une un coefficiente positivo di piacere, di simpatia o di bene e alle altre un coefficiente negativo di dolore, di repulsione o di male. Ma la sofferenza è solo un'intensità eccessiva della stessa Forza, per cui un piacere troppo intenso si trasforma nel suo 'contrario' di dolore: Sono solo convenzioni dei nostri sensi. Basta spostare un poco l'ago della coscienza. Per una coscienza cosmica, in stato di completa conoscenza e di completa esperienza, ogni contatto è percepito come gioia, Ananda.
Solo una ristrettezza di coscienza, un'insufficiente coscienza è la causa di tutti i nostri mali, morali e persino fisici; così come della nostra impotenza e della sempieterna tragicommedia del nostro esistere. Il rimedio però non sta nel far deperire il vitale, come vorrebbero i moralisti, ma nell'espanderlo; non nel rinunciare, ma nell'accettare di più, sempre di più: sta nel dilatare la coscienza. Proprio questo è infatti il senso dell'evoluzione. E se c'è semmai da rinunciare a qualcosa, è alla piccolezza e all'ignoranza che dobbiamo rinunciare. Quando ci aggrappiamo spasmodicamente alla nostra piccola personalità di facciata con tutte le sue commedie, i suoi sentimenti appiccicosi e dolori santificati, non ci comportiamo da esseri veramente 'umani' ma da sopravvissuti del pleistocene, difendiano il nostro diritto alla sofferenza e al dolore.
Il ricercatore non sarà più lo zimbello del gioco equivoco che si svolge nel vitale di superficie. Ma l'abitudine vitale di rispondere alle mille piccole vibrazioni biologico-sentimentali che gli girano attorno durerà ancora per un pezzo*
E' una transizione piuttosto lunga, quanto quella del chiasso reiterato della mente al silenzio. Un passaggio che sarà spesso accompagnato da periodi di intensa stanchezza, perchè l'organismo perde l'abitudine di rinnovare le proprie energie alla fonte superficiale di prima (che, appena gustato l'altro tipo di energia, gli appare grossolana e pesante), però non riesce ancora a tenersi in contatto continuo con la sorgente vera; per cui si verificano dei 'vuoti '. Ma anche qui il ricercatore sarà aiutato dalla forza discendente, che contribuirà potentemente a stabilire un nuovo ritmo dentro di lui. Anzi constaterà con sempre rinnovato stupore come ad ogni piccolo passo avanti risponda dall'alto un Aiuto che farà dieci passi verso di lui, come s'egli fosse atteso. Ma sarebbe del tutto errato credere che si tratti di un lavoro in negativo: Ovviamente, al vitale piace dire che si batte contro se stesso con grandi sforzi: è un modo abile per salvaguardarsi a dritta e a manca. Il ricercatore però non obbedisce ad imperativi negativi ed austeri, segue la spinta positiva del suo essere che lo fa crescere realmente, e così le abitudini di ieri o i piaceri di ieri l'altro gli sembrano poco sostanziosi come i pasti di un neonato - non gli vanno più, ha ben di meglio da fare, ben di meglio da vivere. Ecco perchè è tanto difficile far capire questo cammino a chi non l'ha mai provato, perchè chi non l'ha mai provato lo vedrà dal suo punto di vista attuale, anzi con la prospettiva di perdere anche quella posizione lì. Eppure, se sapessimo quale progresso rappresenta perdere ogni punto di vista, quanto cambia la vita passando dallo stadio di verità chiusa a quello di verità aperta! Una verità che è come la vita stessa, troppo vasta per lasciarsi acchiappare dalla trappola dei punti di vista e vede l'utilità di ogni cosa, a tutti gli stadi di un infinito sviluppo; una verità grande abbastanza da rinnegare ogni volta se stessa per passare all'infinito a una verità più alta. [...]
* "In fondo, nell'essere, è il Vitale ad avere difficoltà, è il Vitale la parte più impulsiva e CHE STENTA DI PIU' a cambiare comportamento"... "Bisogna che questo Vitale, che era abituato a tenere lui le redini, a dirigere tutto e a decidere tutto, insomma a essere lui il padrone di casa, cominci intanto a provare un certo distacco, che, in genere... si tramuta in nausea. Un distacco generale. Poi d'improvviso (a volte 'd'improvviso', ma a volte poco per volta) sente che l'impulso, l'aspirazione, deve venire da dentro, che da fuori non deve intervenire più niente ad eccitarlo; e allora, se è di buona volontà, si volge all'interno dell'essere e comincia a chiedere l'Ispirazione, l'Ordine e le Direttive, prima di mettersi al lavoro. Per certe persone ci vogliono anni, per altri invece ci vuole pochissimo - dipende dalla qualità del Vitale di ciascuno. ...
La salvezza è se il Vitale viene preso in un modo qualsiasi all'interno, se sente interiormente che esiste un qualcosa più grande di lui - allora sì che le cose vanno molto più in fretta".
(Dall'agenda di Mère, ed. it., vol 5° pagg. 340-341)
Continua..
Tratto da: L'avventura della Coscienza (ed. Mediterranee)
E' una transizione piuttosto lunga, quanto quella del chiasso reiterato della mente al silenzio. Un passaggio che sarà spesso accompagnato da periodi di intensa stanchezza, perchè l'organismo perde l'abitudine di rinnovare le proprie energie alla fonte superficiale di prima (che, appena gustato l'altro tipo di energia, gli appare grossolana e pesante), però non riesce ancora a tenersi in contatto continuo con la sorgente vera; per cui si verificano dei 'vuoti '. Ma anche qui il ricercatore sarà aiutato dalla forza discendente, che contribuirà potentemente a stabilire un nuovo ritmo dentro di lui. Anzi constaterà con sempre rinnovato stupore come ad ogni piccolo passo avanti risponda dall'alto un Aiuto che farà dieci passi verso di lui, come s'egli fosse atteso. Ma sarebbe del tutto errato credere che si tratti di un lavoro in negativo: Ovviamente, al vitale piace dire che si batte contro se stesso con grandi sforzi: è un modo abile per salvaguardarsi a dritta e a manca. Il ricercatore però non obbedisce ad imperativi negativi ed austeri, segue la spinta positiva del suo essere che lo fa crescere realmente, e così le abitudini di ieri o i piaceri di ieri l'altro gli sembrano poco sostanziosi come i pasti di un neonato - non gli vanno più, ha ben di meglio da fare, ben di meglio da vivere. Ecco perchè è tanto difficile far capire questo cammino a chi non l'ha mai provato, perchè chi non l'ha mai provato lo vedrà dal suo punto di vista attuale, anzi con la prospettiva di perdere anche quella posizione lì. Eppure, se sapessimo quale progresso rappresenta perdere ogni punto di vista, quanto cambia la vita passando dallo stadio di verità chiusa a quello di verità aperta! Una verità che è come la vita stessa, troppo vasta per lasciarsi acchiappare dalla trappola dei punti di vista e vede l'utilità di ogni cosa, a tutti gli stadi di un infinito sviluppo; una verità grande abbastanza da rinnegare ogni volta se stessa per passare all'infinito a una verità più alta. [...]
* "In fondo, nell'essere, è il Vitale ad avere difficoltà, è il Vitale la parte più impulsiva e CHE STENTA DI PIU' a cambiare comportamento"... "Bisogna che questo Vitale, che era abituato a tenere lui le redini, a dirigere tutto e a decidere tutto, insomma a essere lui il padrone di casa, cominci intanto a provare un certo distacco, che, in genere... si tramuta in nausea. Un distacco generale. Poi d'improvviso (a volte 'd'improvviso', ma a volte poco per volta) sente che l'impulso, l'aspirazione, deve venire da dentro, che da fuori non deve intervenire più niente ad eccitarlo; e allora, se è di buona volontà, si volge all'interno dell'essere e comincia a chiedere l'Ispirazione, l'Ordine e le Direttive, prima di mettersi al lavoro. Per certe persone ci vogliono anni, per altri invece ci vuole pochissimo - dipende dalla qualità del Vitale di ciascuno. ...
La salvezza è se il Vitale viene preso in un modo qualsiasi all'interno, se sente interiormente che esiste un qualcosa più grande di lui - allora sì che le cose vanno molto più in fretta".
(Dall'agenda di Mère, ed. it., vol 5° pagg. 340-341)
Continua..
Tratto da: L'avventura della Coscienza (ed. Mediterranee)
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