SOTTO IL SEGNO DEGLI DEI
Parte II
[...] Ma se l'evoluzione è evoluzione della Coscienza, possiamo immaginare che l'umanità non rimarrà per sempre allo stadio mentale di oggi. Possiamo supporre che la mente s'illuminerà, che diventerà sempre più intuitiva, e che forse, alla fine, si aprirà al Surmentale. Un'umanità surmentale, ci diremmo dovrebbe essere in grado di padroneggiare le varie complessità della vità. Il Surmentale è una coscienza da dei, è la coscienza dei più grandi profeti che l'umanità abbia avuto - è una massa di luce stabile: sembrerebbe perciò che in questa luce sublime tutto dovrebbe finalmente trovare la propria armonia.
Purtroppo ci sono due fatti che vengono a contraddire questa speranza: uno è la disparità di livello tra gli individui, l'altro è insito nella natura stessa del Surmentale: Il Surmentale può sembrare certo straordinariamente potente, se paragonato alla nostra mente comune; ma si tratta di una superiorità a un livello DELLA STESSA QUALITA': fa parte cioè sempre del principio mentale, anche se di una Mente al suo apogeo. Il Surmentale può dilatare i confini umani, non cancellarli; può divinizzare l'uomo, ma anche COLOSSALIZZARLO: perchè se l'uomo lascia che sia l'ego, e non l'anima, ad usare di questa potenza, l'ego farà di lui un superuomo nietzschiano, non un dio. Non è una coscienza ingigantita che ci occorre, ma UN'ALTRA coscienza.
Ma supponiamo pure che l'uomo accetti di obbedire all'anima e non all'ego: di sicuro il Surmentale non ce la farà a cambiare la vita, per le stesse ragione per cui non ce l'hanno fatta nè Cristo nè tutti gli altri grandi profeti. Il Surmentale infatti non è un principio di coscienza nuovo: è lo stesso principio che ha governato la nostra evoluzione dalla comparsa dell'uomo in poi. E' da lì che sono venute tutte le idee più nobili, le più alte forze creatrici. E' da millenni che viviamo sotto il segno degli dei, sia attraverso la voce dei profeti e delle religioni, sia attraverso quella dei poeti e dei grandi artisti. Ed è evidente che nessuno di loro ha cambiato il mondo, anche se può averlo migliorato. Possiamo forse dire che la nostra vita sia più vivibile di quella degli ateniesi?
Il fallimento del Surmentale dipende da varie ragioni. Prima di tutto da un principio di divisione. Avevamo detto, sì, che il Surmentale è una massa di luce stabile, che vede l'armonia cosmica e l'unità cosmica poichè dovunque vede la luce come in se stesso. Dobbiamo pure aggiungere che non si tratta di un principio di divisione nell'unità. Il Surmentale vede bene che tutto è uno, ma proprio per la struttura della sua coscienza non può impedirsi, nella pratica, di dividere l'unità. Vede tutto, ma vede tutto dal proprio punto di vista. Basta considerare le contraddizioni, sia pure apparenti, nelle parole dei profeti per accorgersi che ognuno ha visto sì l'unità, ma ognuno DAL SUO PUNTO DI VISTA. La loro coscienza è come un faro che spazza il mondo e che può comprendere tutto nel suo fascio di luce, senza lasciare neanche una zona d'ombra; ma è pur sempre un cono di luce che finisce in un punto.
Ciò dà origine ad una serie di esperienze o visioni divine in apparenza inconciliabili: le une vedono dappertutto il Divino cosmico, le altre il Trascendente extra-cosmico, altre ancora il Dio interiore ovunque. Oppure proclamano la verità di un Dio personale e quella di un Dio impersonale, la verità del Nirvana e la verità dell'Amore, la verità della Forza, della Bellezza, dell'Intelligenza - le verità insomma di tutte le innumerevoli sette e chiese, degli innumerevoli saggi o visionari che ci hanno trasmesso il Verbo. E sono tutte verità divine, sono tutte esperienze assolutamente vere, assolutamente autentiche; ma ognuna è solo un raggio della luce totale. Ovviamente tutti i profeti ispirati sono abbastanza saggi da vedere la verità anche nelle espressioni divine altrui - hanno certo più saggezza delle loro chiese e dei loro fedeli -; ma restano pur sempre legati all'inadeguatezza fondamentale di una coscienza che non può fare a meno di dividere, proprio come il prisma non può fare a meno di scomporre la luce. La coscienza che si esprime nell'ambito mentale (dalla Mente comune al Surmentale) può infatti sperimentare soltanto UNA verità, una alla volta e basta. E' questo che esprimono tutte le mitologie, passate o presenti: ogni dio è l'incarnazione di un potere cosmico e di uno solo : amore, saggezza, distruzione, conservazione... Buddha esprime il Nulla trascendente e vede solo il suo nulla, Cristo esprime la Carità amorosa e vede solo la carità, e così via. Eppure ognuna di queste verità, per quanto alta, è solo UN ASPETTO della Verità. E così la verità surmentale, già parziale di per sè, più scende da un piano all'altro per tradursi nella vita, più parziale diventa: partita dalla divisione, sfocerà in una divisione superlativa: è inevitabile. Da Buddha ai suoi 'veicoli', da Cristo alle innumerevoli sette cristiane, il meccanismo è evidente. E questo non accade solo nell'ambito religioso o spirituale, ma in tutti i campi, perchè la funzione del Surmentale è propro quella di sfruttare al massimo UNA possibilità, una sola: Dà a ciascuna possibilità piena soddisfazione e un pieno sviluppo separato... Può conferire all'intelletto la più austera intellettualità, alla logica la più spietata e tagliente logicità. Può dare alla bellezza la passione più splendida in luminose forme, spalancando alla coscienza che la riceve le supreme altezze e gli abissi dell'estasi. [...]
Continua..
Purtroppo ci sono due fatti che vengono a contraddire questa speranza: uno è la disparità di livello tra gli individui, l'altro è insito nella natura stessa del Surmentale: Il Surmentale può sembrare certo straordinariamente potente, se paragonato alla nostra mente comune; ma si tratta di una superiorità a un livello DELLA STESSA QUALITA': fa parte cioè sempre del principio mentale, anche se di una Mente al suo apogeo. Il Surmentale può dilatare i confini umani, non cancellarli; può divinizzare l'uomo, ma anche COLOSSALIZZARLO: perchè se l'uomo lascia che sia l'ego, e non l'anima, ad usare di questa potenza, l'ego farà di lui un superuomo nietzschiano, non un dio. Non è una coscienza ingigantita che ci occorre, ma UN'ALTRA coscienza.
Ma supponiamo pure che l'uomo accetti di obbedire all'anima e non all'ego: di sicuro il Surmentale non ce la farà a cambiare la vita, per le stesse ragione per cui non ce l'hanno fatta nè Cristo nè tutti gli altri grandi profeti. Il Surmentale infatti non è un principio di coscienza nuovo: è lo stesso principio che ha governato la nostra evoluzione dalla comparsa dell'uomo in poi. E' da lì che sono venute tutte le idee più nobili, le più alte forze creatrici. E' da millenni che viviamo sotto il segno degli dei, sia attraverso la voce dei profeti e delle religioni, sia attraverso quella dei poeti e dei grandi artisti. Ed è evidente che nessuno di loro ha cambiato il mondo, anche se può averlo migliorato. Possiamo forse dire che la nostra vita sia più vivibile di quella degli ateniesi?
Il fallimento del Surmentale dipende da varie ragioni. Prima di tutto da un principio di divisione. Avevamo detto, sì, che il Surmentale è una massa di luce stabile, che vede l'armonia cosmica e l'unità cosmica poichè dovunque vede la luce come in se stesso. Dobbiamo pure aggiungere che non si tratta di un principio di divisione nell'unità. Il Surmentale vede bene che tutto è uno, ma proprio per la struttura della sua coscienza non può impedirsi, nella pratica, di dividere l'unità. Vede tutto, ma vede tutto dal proprio punto di vista. Basta considerare le contraddizioni, sia pure apparenti, nelle parole dei profeti per accorgersi che ognuno ha visto sì l'unità, ma ognuno DAL SUO PUNTO DI VISTA. La loro coscienza è come un faro che spazza il mondo e che può comprendere tutto nel suo fascio di luce, senza lasciare neanche una zona d'ombra; ma è pur sempre un cono di luce che finisce in un punto.
Ciò dà origine ad una serie di esperienze o visioni divine in apparenza inconciliabili: le une vedono dappertutto il Divino cosmico, le altre il Trascendente extra-cosmico, altre ancora il Dio interiore ovunque. Oppure proclamano la verità di un Dio personale e quella di un Dio impersonale, la verità del Nirvana e la verità dell'Amore, la verità della Forza, della Bellezza, dell'Intelligenza - le verità insomma di tutte le innumerevoli sette e chiese, degli innumerevoli saggi o visionari che ci hanno trasmesso il Verbo. E sono tutte verità divine, sono tutte esperienze assolutamente vere, assolutamente autentiche; ma ognuna è solo un raggio della luce totale. Ovviamente tutti i profeti ispirati sono abbastanza saggi da vedere la verità anche nelle espressioni divine altrui - hanno certo più saggezza delle loro chiese e dei loro fedeli -; ma restano pur sempre legati all'inadeguatezza fondamentale di una coscienza che non può fare a meno di dividere, proprio come il prisma non può fare a meno di scomporre la luce. La coscienza che si esprime nell'ambito mentale (dalla Mente comune al Surmentale) può infatti sperimentare soltanto UNA verità, una alla volta e basta. E' questo che esprimono tutte le mitologie, passate o presenti: ogni dio è l'incarnazione di un potere cosmico e di uno solo : amore, saggezza, distruzione, conservazione... Buddha esprime il Nulla trascendente e vede solo il suo nulla, Cristo esprime la Carità amorosa e vede solo la carità, e così via. Eppure ognuna di queste verità, per quanto alta, è solo UN ASPETTO della Verità. E così la verità surmentale, già parziale di per sè, più scende da un piano all'altro per tradursi nella vita, più parziale diventa: partita dalla divisione, sfocerà in una divisione superlativa: è inevitabile. Da Buddha ai suoi 'veicoli', da Cristo alle innumerevoli sette cristiane, il meccanismo è evidente. E questo non accade solo nell'ambito religioso o spirituale, ma in tutti i campi, perchè la funzione del Surmentale è propro quella di sfruttare al massimo UNA possibilità, una sola: Dà a ciascuna possibilità piena soddisfazione e un pieno sviluppo separato... Può conferire all'intelletto la più austera intellettualità, alla logica la più spietata e tagliente logicità. Può dare alla bellezza la passione più splendida in luminose forme, spalancando alla coscienza che la riceve le supreme altezze e gli abissi dell'estasi. [...]
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