venerdì 18 maggio 2012

LA NATURA DELL'ESSERE

 

NOTTE STANCA


Lo scritto che segue non si propone a tutti, fatica nel porsi in un settore, nel concedersi per un giudizio; non è pertanto dedicato agli ottimisti, agghindati di tutto punto tra i loro bei prati in fiore e quella greve quotidianità superficiale, piuttosto violenta. 
Ma non è neppure rivolto ai pessimisti, sempre preparati al peggio, calcolatori sopraffini di un futuro che non potrà mai splendere: nella perenne, inutile speranza di esser compresi.
Come descrivere dunque l'essenza di qualcosa che non matura quasi mai la crudeltà di una stasi!?
L'uomo con le sue incertezze continua così a muoversi tra arcobaleni mal scissi e il fatidico senso di onnipotenza che lo contraddistingue in ogni suo gesto.
La personalità dunque... questo eterno dilemma che coinvolge bene o male ognuno, vorrebbe darsi una rinfrescata, dipingersi tra androginie temperate; ma anche così non si va lontano...
Subiamo impietosamente l'istintualità di UN punto di vista. 
La vera natura dell'Essere può forse volgere il proprio sguardo verso i 'suoi' tanti Sè che lo rappresentano, senza perdere la capacità di percepire l'istante cosciente?
Nel frammento che segue, la provocazione viene lanciata a chi è predisposto a coglierla..


QUESTO





[...] Gringo prese la mano di MA; camminarono insieme sulla neve e tutto sembrò dissolversi: le domande, i ricordi, il dolore...
Se si fosse lasciato sfuggire la domanda, sarebbe finita.
"MA, dimmi! Tornerò laggiù?"
"E' terribile."
"Sì, è terribile... Se sei soltanto laggiù. E se tu fossi soltanto qui non ci sarebbe il mondo!"
"Rani direbbe: a cosa serve il mondo?"
MA scoppiò a ridere come una ragazzina divertita.
"Non è che 'serve': è un fatto, come Chako, la neve e il grido delle oche dietro la bruma."
"E' un 'fatto' orrendo."
"Se sei soltanto nel fatto. Ascolta, bambino... Ci sono anche i grilli nella foresta, no? E i piccioni bianchi che calano come foglie sulla riva del fiume, non ricordi? E lì, sul viale, lo studente sorrideva al di sopra della folla."
"Sì ci sono momenti come quelli..."
"Ma è sempre il momento! E' sempre così, solo che non si presta attenzione. Il mio grande paese bianco è sempre lì, dietro tutti gli istanti e tutte le vite, perfino dietro quell'uomo che stanno per impiccare - non 'dietro': dentro. E' dentro il mondo, a ogni istante. Uno se ne accorge oppure non se ne accorge. Non hai posato la mano sul tronco di quell'ippocastano? E tutto si è fermato: era lì. E' sempre lì. Tu non sogni qui - tu sogni laggiù quando dimentichi la COSA che è qui. Per meglio dire: tu hai degli incubi, bambino. Bisogna vivere l'uno nell'altro - quanto a me, sono laggiù nella foresta, e in molte altre foreste e, al tempo stesso, cammino qui, con un certo Gringo. Non ci sono due mondi, bambino: ce n'è uno solo, il mio corridoio bianco comunica con tutti i tempi e gli spazi. E' QUI istantaneamente...
Bisogna ricordarsi. Gli uomini ricordano soltanto l'incubo."
"Ma perchè l'incubo?"
"L'incubo è il non ricordarsi."
"Ma li impiccano, li torturano, è terribile! MA, io sono stato ucciso tante di quelle volte... Forse, proprio in questo istante, stanno per uccidermi ancora.. Da qualche parte."
"Se dimentichi il tuo sorriso, sì."
"E' molto belllo... Ma è terribile."
"Sì, è terribile, bambino mio... Ed è anche bello. Bisogna fare entrare il bello nell'orrendo."
"Ma perchè è stato necessario fare intervenire l'orrore? Non capisco. No, proprio non capisco."
MA rimase un poco in silenzio. Si udiva soltanto lo scricchiolare ovattato della neve sotto i loro passi. 
"E perchè l'edredone ha avuto bisogno di essere pesce, in precedenza, di essere conchiglia e una piccola alga in un raggio di sole? Il mondo, è movimento. Tu sei fra il pesce e l'edredone - un uomo fra l'oggi e il domani. Hai anche divorato dei piccoli uccelli - adesso gli uomini divorano filosofie, religioni, questo e quell'altro... Che cosa sai tu del domani?"
"Là, nel cortile, sotto il proiettore, è terribile. Forse è solo per oggi, ma è terribilmente oggi."
"Ma bisogna far spuntare il domani nell'oggi! Bisogna far spuntare il paese bianco nell'antica notte. E' questo, il 'mondo'. Se non ci fossero delle grida, farebbero spuntare solo asparagi, bambino mio!" 
"MA, tu mi prendi in giro.."
"No, non ti prendo in giro. E' quando scherzo che sono davvero seria. Ascolta..."
Si fermò fra la neve. Eretta, grande, maestosa.
"Bambino, bisogna far germogliare la nuova Terra."
"E come?"
"Non bastano alcuni istanti 'così'. Quando avrai fatto entrare il mio grande paese bianco che non muore, non solo nella tua testa e nel tuo cuore, ma nel tuo corpo che va e viene, a ogni istante, allora..."
"Allora?"
"Allora sarai interamente l'edredone e il vecchio pesce se ne andrà, così come si sono estinti altri animali, e il bello prenderà il posto dell'orrendo. Bisogna far spuntare le nuove ali! Bisogna far fiorire la bellezza nel proprio corpo e dappertutto, a ogni istante. Il mio grande paese bianco è qui, sempre qui, a ogni istante nella vecchia Terra!"
"Ma loro lo vorranno?"
"I pesci hanno forse mai voluto trasformarsi in edredoni?"
"Quando avverrà?"
"Cammina e lo saprai."
Giunsero al castello. Le ampie finestre baluginavano sotto la neve. Si sentiva in lontananza il grido delle oche. 
"Guarda", disse Lei.
Gringo si affacciò alla finestra. Tutto era silenzioso nell'ampia sala: un silenzio massiccio, come se il tempo si fosse fermato, catturato in un cristallo. C'era un essere lì, solo, vestito di bianco, chino su uno scrittoio.
Quell'essere si voltò.
Per un attimo, il suo sguardo entrò in Gringo. Un immenso sguardo dolce. A quel punto tutto si fuse: le domande, le pene, l'oggi e il domani, il qui e il là - era la COSA, pura e semplice. Un momento eterno che colma tutto. Una dolcezza che si perde nella dolcezza e affonda ai confini della dolcezza come in una neve di sempre, lontano-lontano, al termine di tutte le nevi, nella dolcezza ancora e ancora.
Gringo vi si immerse come il gabbiano nell'onda.
Si rimise in cammino nella vecchia notte per quella gioia.
Ancora e ancora... e sempre.
Come il grido delle oche dietro la bruma.


(Tratto da: Gringo - Satprem) Neftasia editore
















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