venerdì 15 giugno 2012

L'ESPANSIONE DELLA COSCIENZA


LA MORTE DELLA PERSONALITA'
Terza parte


[...] In regola generale, l'essenza dell'uomo è, o molto primitiva, selvaggia, ed infantile, oppure semplicemente stupida. Lo sviluppo dell'essenza è il frutto del lavoro su di sè. Nel lavoro su di sè vi è un momento molto importante in cui l'uomo incomincia a distinguere tra la sua personalità e la sua essenza. Il vero 'Io' di un uomo, la sua individualità, può crescere solo a partire dalla sua essenza. Si può dire che l'individualità di un uomo, è la sua essenza divenuta adulta, matura. Ma per consentire all'essenza di crescere è innanzitutto indispensabile attenuare la pressione costante che la personalità esercita su di essa, perchè gli ostacoli alla crescita dell'essenza sono contenuti nella personalità.
Consideriamo l'uomo di media cultura, vedremo che nell'immensa maggioranza dei casi, la sua personalità è l'elemento attivo, mentre la sua essenza è l'elemento passivo. La crescita interiore di un uomo non può incominciare finchè quest'ordine di cose resta inalterato. La personalità deve divenire passiva e l'essenza attiva. Questo può succedere solo quando gli 'ammortizzatori'* (* Per ammortizzatori si intendono tutte quelle scuse, ragioni e ragionamenti, azioni vere e proprie, che delegittimano ogni forma di sforzo per uscire da una risonante abitudine comportamentale: mentale, vitale e fisica. <ndc.>) sono stai tolti, o indeboliti, perchè gli 'ammortizzatori' nel loro insieme, costituiscono l'arma principale di cui si serve la personalità per tenere l'essenza in soggezione.
Come abbiamo già detto, l'essenza degli uomini meno colti è in generale assai più sviluppata dell'essenza degli uomini colti. Sembra dunque che dovrebbero essere più vicini alla possibilità di uno sviluppo, ma in reatà non è così, perchè la loro personalità risulta troppo poco sviluppata. Per crescere interiormente, per incominciare a lavorare su di sè, un certo sviluppo della personalità è necessario, così come un certo vigore dell'essenza. La personalità è costituita dai 'rulli' e dagli 'ammortizzatori' che risultano da un certo lavoro dei centri. Una personalità sviluppata insufficientemente, significa una mancanza di rulli incisi, cioè una mancanza di sapere, una mancanza di informazioni, una mancanza di quel materiale sul quale il lavoro su di sè deve essere basato. Senza una certa somma di conoscenze, senza una certa quantità di questi elementi 'che non sono suoi', un uomo non può incominciare il lavoro su di sè, non può neanche incominciare a studiarsi e a combattere le sue abitudini meccaniche, semplicemente perchè non ci sono ragioni o motivi per intraprendere un simile lavoro. [...]
[...] Per di più, accade talvolta che l'essenza di un uomo muoia mentre la sua personalità ed il suo corpo rimangono vivi. Una considerevole percentuale delle persone che vediamo nelle strade di una grande città sono interiormente vuote; in realtà, esse sono già morte.
Per nostra fortuna non vediamo tutto questo e non ne sappiamo nulla. Se sapessimo quanti uomini sono già morti e quanto numerosi sono questi cadaveri che governano le nostre vite, lo spettacolo di questo orrore ci farebbe perdere la ragione. Infatti, molti uomini sono impazziti perchè hanno intravisto questa realtà senza una preparazione sufficiente: essi hanno visto ciò che non dovevano vedere. Per essere in grado di affrontare senza pericoli questa visione, bisogna essere sulla via. Se un uomo che non può fare nulla vedesse la verità, certamente diverrebbe pazzo. Ma questo accade molto raramente; nello svolgersi normale delle cose, tutto è sistemato in modo tale che nessuno può vedere qualcosa prematuramente. La personalità vede solo ciò che ama vedere e che non è in contrasto con la sua esperienza. Essa non vede mai ciò che non le piace. Questo è allo stesso tempo bene e male. E' un bene per l'uomo che vuol dormire, è un male per l'uomo che vuole svegliarsi. [...] L'accidente collettivo e il destino collettivo sono retti da leggi generali. Un uomo desideroso di crearsi un'individualità propria deve dunque liberarsi dalle leggi generali. Le leggi generali non sono tutte obbligatorie per l'uomo; egli può liberarsi da un gran numero di esse, se perviene a liberarsi dagli 'ammortizzatori' e dall'immaginazione. Tutto ciò si riallaccia a questo problema fondamentale: come liberarsi dalla personalità? La personalità trova il suo nutrimento nell'immaginazione e nella menzogna. Quando diminuirà la menzogna nella quale l'uomo vive, quando la sua immaginazione si sarà indebolita, anche la personalità non tarderà ad indebolirsi e l'uomo potrà passare allora sotto il controllo, sia del suo destino, sia di una linea di lavoro, diretta a sua volta dalla volontà di un altro uomo; in questa maniera, l'uomo può essere condotto sino al punto in cui una volontà può costituirsi in lui, una volontà capace di far fronte all'accidente e, se occorrerà, al destino. [...]


Tratto da: Frammenti di un insegnamento sconosciuto (P.D. Ouspensky) - Casa editrice Astrolabio
A cura di Fabbri Marco

























domenica 10 giugno 2012

L'ESPANSIONE DELLA COSCIENZA


LA MORTE DELLA PERSONALITA'
(Parte seconda)

[...] L'uomo deve rendersi conto che egli non esiste; che non può perdere nulla, perchè non ha niente da perdere; deve realizzare la sua nullità nel senso più forte di questo termine.
"Questa conoscenza della propria nullità, ed essa sola, può vincere la paura di sottomettersi alla volontà di un altro. Benchè possa apparire strano, questa paura infatti è uno dei più grandi ostacoli che l'uomo incontra sulla via. L'uomo ha paura che gli si facciano fare delle cose contrarie ai suoi principi, alle sue concezioni, alle sue idee. Per di più, questa paura produce immediatamente in lui l'illusione di avere realmente dei principi, dei concetti e delle convinzioni, che, in realtà non ha mai avuto e sarebbe incapace di avere. Un uomo che nella sua vita non si è mai occupato di morale, si spaventa subito all'idea che gli si faccia fare qualche cosa di immorale. Un uomo che non ha mai avuto la preoccupazione della propria salute e che ha fatto di tutto per rovinarla, incomincia a temere che gli si faccia fare  qualcosa che possa essergli nefasto. Un uomo che ha mentito a tutti, ovunque, durante tutta la sua vita, nel modo più sfrontato, paventa che gli si domandi di mentire. Ho conosciuto un ubriacone che temeva, più di ogni altra cosa al mondo, che lo si facesse bere.
Molto sovente, la paura di sottomettersi alla volontà di un altro si rivela più forte di ogni altra cosa. L'uomo non comprende che una subordinazione alla volontà di un altro, alla quale darà coscientemente la sua adesione, è la sola strada che possa condurlo all'acquisizione di una volontà propria."
[...] La questione della volontà, della nostra volontà e della volontà di un altro uomo, disse, è molto più complessa di quanto non appaia a prima vista. Un uomo non ha abbastanza volontà per fare, cioè per dominare sè stesso e controllare le sue azioni, ma ha abbstanza volontà per obbedire ad un'altra persona [...]
[...] Il destino esiste, ma non per tutti. La maggior parte delle persone sono separate dal loro destino ed esse vivono soltanto sotto la legge dell'accidente. Il destino è il risultato di influenze planetarie che corrispondono ad un dato tipo di uomo. Parleremo dei tipi più tardi. Per ora, dovete comprendere questo: un uomo può avere il destino che corrisponde al suo tipo, tuttavia non l'ha praticamente mai. Ciò dipende dal fatto che il destino concerne una sola parte dell'uomo, la sua essenza.
Ricorderemo che l'uomo è costituito da due parti; essenza e personalità. L'essenza è ciò che è suo. La personalità è 'ciò che non è suo'. 'Ciò che non è suo' significa: ciò che gli è venuto dall'esterno, quello che ha appreso, quello che riflette; tutte le tracce di impressioni esteriori rimaste nella memoria e nelle sensazioni, tutte le parole e tutti i movimenti che gli sono stati insegnati, tutti i sentimenti creati dall'imitazione, tutto questo è 'ciò che non è suo', tutto questo è la personalità. [...]
L'essenza è la verità nell'uomo; la personalità è la menzogna. Ma, man mano che la personalità cresce, l'essenza si manifesta sempre più raramente, sempre più debolmente; sovente l'essenza si arresta nella sua crescita ad un'età molto tenera e non può più crescere. Accade spesso che lo sviluppo dell'essenza di un uomo adulto, anche di un uomo molto intelligente o nel senso corrente della parola, molto colto, si sia fermata come sviluppo al livello di un bambino di cinque o sei anni. Questo significa che tutto ciò che vediamo in quest'uomo, in realtà non è suo. Ciò che è suo, ciò che gli è proprio, ossia la sua essenza, si manifesta normalmente soltanto nei suoi istinti e nelle sue emozioni più semplici. In certi casi, tuttavia, l'essenza può crescere parallelamente alla personalità. Tali casi rappresentano eccezioni rarissime, specialmente nelle condizioni di vita degli uomini colti. L'essenza ha maggiori possibilità di svilupparsi in uomini che vivono a stretto contatto con la natura, in difficili condizioni, in costante lotta e pericolo. Ma come regola generale, la personalità di tali uomini è assai poco sviluppata. Essi hanno molto di ciò che è 'veramente loro', ma sono quasi del tutto sprovvisti di ciò che 'non è loro', in altri termini, mancano di educazione e di istruzione, mancano di cultura. La cultura crea la personalità; e nello stesso tempo, essa ne è anche il prodotto, il risultato. Non ci rendiamo conto che tutta la nostra vita, tutto ciò che chiamiamo civiltà, la scienza, la filosofia, l'arte, la politica, sono creazioni della personalità, cioè di tutto ciò che, 'non è suo'. L'elemento che, nell'uomo, 'non è suo', differisce molto da ciò che gli è 'proprio' per il fatto che può essere perduto, alterato o tolto, con dei mezzi artificiali. [...]


CONTINUA...

Tratto da: Frammenti di un insegnamento sconosciuto-P.D. Ouspensky (Astrolabio editore)

A cura di Fabbri Marco











mercoledì 6 giugno 2012

L'ESPANSIONE DELLA COSCIENZA


La morte della personalità
(Prima Parte)

L'aspetto mentale, vitale e fisico dell'uomo non sono di per sè negativi, ma sono incompleti o disarmonici nello stato attuale. Essi rappresentano le tappe di un evoluzione passata, non integrate nelle nuove esigenze del presente. Per esempio, le tendenze del vitale al dominio e al possesso sono legate all'esigenza animale di stabilire aggressivamente i confini territoriali per assicurarsi la sopravvivenza. Anche la paura inconscia del corpo lo fa reagire automaticamente tramite contrazioni di difesa di fronte a ogni minaccia esterna, vera o presunta che sia.
Questi istinti sono necessari, ma poichè inconsci non sono sfruttati nelle loro piene potenzialità in armonia con la volontà cosciente. La mente, per sua natura, è soggetta al meccanismo dell'analisi e della separazione. La sua funzione originale è, infatti, quella di classificare e coordinare le informazioni che provengono dai sensi esterni per gestire più convenientemente gli atti motori volontari. La volontà mentale pensa spesso di essere l'unica realtà autonoma e cosciente, ma ricordiamoci che essa non è per niente indipendente o oggettiva. Come abbiamo già detto, i nostri pensieri non sono quasi mai soltanto nostri, ma provengono da condizionamenti sociali o da altre persone che ci influenzano senza che neanche ce ne rendiamo conto. Inoltre la mente spesso obbedisce ai bisogni e desideri del vitale anzichè rispondere a una volontà più alta.
Sembrerebbe che quella che chiamiamo 'personalità' sia un insieme di parti piuttosto frammentate e contraddittorie perchè rispondenti a necessità diverse. Sono i meccanismi inconsci che ne derivano a costituire le resistenze alla pratica spirituale, che invece rappresenta un risveglio di coscienza che porta consapevolezza là dove c'è solo oscuro bisogno. Affinchè una sempre maggiore armonizzazione tra le parti possa avvenire, bisogna che la forza cosciente in esse presente si risvegli dal suo sonno e riacquisti il proprio potere. [...]
La parte mentale, quella vitale ed emotiva, possono essere mezzi attraverso cui l'essere psichico può farsi aprire la porta per emergere all'esterno, ascendere e richiamare la discesa divina. Ma avere un'idea mentale, un credo religioso, una fede emotiva è qualcosa di totalmente diverso dall'avere la luce spirituale. Solo identificandosi con questa forza si ha la percezione della verità divina.
Ciò che normalmente chiamiamo 'essere individuale' è una cosa confusa, come un insieme di personalità spesso in conflitto tra loro; mentre lo psichico progredisce ininterrottamente, gli altri movimenti sono frammentari e discontinui. Quando l'individuo 'normale' impara ad entrare in contatto con lo psichico e lo considera il suo essere reale nasce la vera individualità.
In pochissimi individui l'anima è attiva, mentre nella maggior parte è appena percettibile. Più che essere parte della sua realtà esterna e visibile, l'anima e lo spirito nell'uomo sembrano invece esistere sopra e dietro la sua natura.
L'ordinaria mente umana ha un'attività di superficie che vela il Sè reale. Ma c'è un'altra coscienza interiore dietro quella di superficie, in cui possiamo divenir consapevoli del Sè reale e di una verità della natura più ampia e più profonda, possiamo realizzare il Sè e liberare e trasformare la natura. [...]

Tratto da: Tutta la vita è Yoga (Silvia Sermidi - Red edizioni)


A cura di Fabbri Marco