giovedì 27 gennaio 2011

E.M.CIORAN

Perchè Cioran?
Forse proprio perchè la sua schiavitù grammaticale, il suo inebriarci tra virtuosi concetti senza tempo, rende sempre meglio l'idea di 'Faro nella notte'!
Il paradossale pensare di Cioran, riesce in qualche modo a distogliere lo sguardo affamato di chi vorrebbe sconnettersi dall'apparente, come pure a maturare un 'nuovo' e più adeguato (ma meno identificabile) senso di Fede nel lettore moderno.
Cioran và al di là della polemica fine a se stessa: ricompone l'indistruttibile! 

" Le vere donne sono quelle che ci consentono di dimenticare i problemi, le idee, le angosce universali e i tormenti metafisici. [...] Nate quasi solo per amare , esauriscono tutto il contenuto del loro essere nello slancio erotico. Amano più degli uomini e soffrono di più. Mentre l'uomo dall'amore o da una grande sofferenza ricava un pensiero o un senso di universalità, per le donne queste esperienze restano strettamente personali. Non c'è donna che soffrendo, scopra l'essenza della sofferenza, poichè queste creature sono impenetrabili all'universale. Creature eminentemente emotive, non trasformano nè trasfigurano le loro esperienze, non le vivono con un'intensità catartica e sublimatrice, ma se ne lasciano sopraffare. I loro stati d'animo non sono creativi, poichè si mantengono in una sfera puramente individuale e contingente, e come tali mancano di significato e di valore simbolico, di un senso rivelatore. [...] Se amo la donna, è perchè vicino a lei sospendo ogni pensiero e posso fare per breve tempo, l'esperienza perfetta dell'irrazionale. Accanto a una donna si dimenticano le sofferenze dello spirito, si accantonano le contraddizioni tormentose e si ritorna verso il fondo originario dell'esistenza, verso i contenuti primordiali e indivisibili che derivano, come espressioni organiche, dall'essenza irrazionale della vita. [...]"

"Dire: 'Tutto è illusorio' significa sacrificare all'illusione, riconoscerle un alto grado di realtà, anzi il più alto, laddove invece si voleva screditarla. Che fare? La cosa migliore è smettere di proclamarla o di denunciarla, di assoggettarsi ad essa pensandoci. E' di ostacolo anche l'idea che squalifica tutte le idee."

"Provate a essere liberi: morirete di fame. La società vi tollera soltanto a patto che siate successivamente servili e dispotici; è una prigione senza guardiani - ma dalla quale non si evade senza perire. Dove andare, quando non si può più vivere se non nella città pur non avendone gli istinti, e quando non si è nè tanto intraprendenti da mendicare nè tanto equilibrati da dedicarsi alla saggezza? Alla fin fine, si rimane lì, come tutti, fingendo di affacendarsi; ci si decide a questo passo estremo grazie alle risorse dell'artificio, dato che è meno ridicolo simulare la vita che viverla."

"La coscienza è penetrata ovunque, e si è insediata fin dentro il midollo; perciò l'uomo non vive più nell'esistenza, ma nella 'teoria' dell'esistenza... Colui che, lucido, si comprende, si spiega, si giustifica, e domina i propri atti, non farà mai un gesto memorabile. La psicologia è la tomba dell'eroe."

"La decadenza non è che l'istinto diventato impuro sotto l'azione della coscienza"

E.M.Cioran





mercoledì 19 gennaio 2011

AL DI LA' DI NOI..

LA COSCIENZA DELLA VERITA’

[…] Potremmo dire così (per esprimermi più facilmente li chiamerò ‘il Supremo’ e ‘il creato’). Nel Supremo c’è un’unità che contiene tutte le possibilità perfettamente unite, non differenziate. Il creato proietta per così dire tutto ciò che compone questa unità dividendolo in opposti, cioè separando (ecco cosa aveva afferrato chi aveva detto che il creato è separazione), separando ad esempio il giorno dalla notte, il nero dal bianco, il male dal bene, eccetera (questo è il nostro modo di spiegarlo). Mentre nell’insieme tutto ciò forma una perfetta unità, immutabile e… indissolubile. Il creato è invece separazione di tutto quello che ‘compone’ quest’unità – potremmo chiamarla divisione della coscienza, una divisione della coscienza che parte dall’unità cosciente della sua unità per arrivare all’unità cosciente della sua molteplicità NELL’UNITA’. È proprio questo tragitto che per noi – che siamo frammenti – si traduce in tempo e spazio. Per noi come siamo, ogni punto di questa Coscienza può essere cosciente di sé e INSIEME cosciente dell’Unità originaria. È questo il lavoro che sta andando avanti: cioè ogni elemento infinitesimale di questa Coscienza sta ritrovando, sempre mantenendo il proprio stato di coscienza, lo stato di coscienza originaria totale. E il risultato è la Coscienza originaria cosciente della propria unità e, IN PIU’ cosciente di tutto il gioco: cioè di tutti gli innumerevoli elementi di questa Unità. E questo per noi si traduce nel senso del tempo: andare dall’Inconscio fino a quello stato di Coscienza lì. E l’inconscio è la proiezione dell’Unità primigenia (se possiamo dir così: sono tutti termini assolutamente idioti), dell’Unità essenziale cosciente solo della propria Unità: ecco cos’è l’Inconscio. Il quale diventa sempre più cosciente in esseri che sono coscienti della loro esistenza infinitesimale e CONTEMPORANEAMENTE – attraverso quel che chiamiamo progresso, evoluzione o trasformazione – che diventano Coscienti dell’Unità originaria. Come l’ho vista io, era la spiegazione di tutto. Le parole non valgono niente. Era la comprensione di tutto, TUTTO, dalla cosa più materiale alla più eterea: una visione chiara, chiara, chiarissima. E il male, quello che noi chiamiamo ‘male’, ha il suo posto INDISPENSABILE nel tutto. E non possiamo più sentirlo come male dall’istante in cui diventiamo coscienti di Quello – per forza. Il male è un elemento infinitesimale che osserva la propria infinitesimale coscienza; ma la coscienza, poiché essenzialmente è UNA, riacquista, riguadagna la - Coscienza dell’Unità – le due cose insieme. È questo, QUESTO che stiamo realizzando. È una cosa meravigliosa. L’ho visto: in quel momento avevo proprio la visione di Questo… E gli inizi (ma sono poi degli ‘inizi’?), quelli che in inglese si chiamano outskirts [periferia], la parte più lontana dalla realizzazione centrale, diventa la molteplicità delle cose, e anche la molteplicità delle sensazioni dei sentimenti, di tutto – la molteplicità della coscienza. È questa azione separatrice che ha creato e crea il mondo di continuo, che crea tutto: la sofferenza, la felicità, tutto, tutto, tutto quel che è creato, attraverso la sua… potremmo dire la sua diffusione – noi abbiamo il senso dello spazio, sicché parliamo di diffusione e concentrazione, ma lo spazio non c’entra. Ho capito perché Theon*(maetro di occultismo di Mère prima della sua venuta a Pondicherry) diceva che siamo al tempo dell’ ‘Equilibrio’: intendeva dire che la Coscienza centrale ritrova se stessa attraverso tutti gli innumerevoli punti di coscienza e tutti gli opposti… Ma ogni tentativo di esprimerlo è insensato: me ne rendo conto proprio mentre lo dico; ma non c’è altro modo di dirlo. È una cosa… TALMENTE concreta, talmente vera, capisci, così ASSOLUTAMENTE… QUELLA. Mentre la vivevo era… Forse però in quel momento non avrei potuto parlare. (Mére indica i suoi appunti) Ho dovuto prendere un pezzo di carta e mettermi a scrivere; però in un modo tale che non so nemmeno più cosa ho scritto… Le prime parole erano: Stabilità e cambiamento – Era l’idea della Stabilità originaria, potremmo dire, che nella Manifestazione si traduce in inerzia. Il suo evolversi invece si traduce in cabiamento. Bene. Poi è venuto: Inerzia e trasformazione – Ma il senso è sparito. Prima le parole avevano un senso! Eternità e progresso – Questi (queste tre cose) erano gli opposti. Poi c’è stata una pausa (Mère traccia una riga sotto la triplice opposizione), poi di nuovo una Pressione; allora ho scritto: Unità =… (seguono tre parole illeggibili) Era questa l’espressione di gran lunga più vera dell’esperienza, ma è illeggibile. Dovrei rifare l’esperienza per decifrarle. (Satprem cerca di leggere) Mi sembra ci sia la parola „riposo‟… Ah sì, dev’essere proprio così! Riposo e… (Mère entra in concentrazione) Non sarà magari ‘potenza’? Ah, ecco! “Potenza e riposo combinati insieme”. Ecco, sì. Non sono io che ho scelto le parole, sicché devono avere una forza particolare (quando dico ‘io’ parlo della coscienza che sta lì: gesto in alto); non è questa coscienza qui, era qualcosa che premeva, che mi costringeva a scrivere. (Mère ricopia gli appunti) Stabilità e cambiamento – Inerzia e trasformazione – Eternità e progresso_______________ Unità= potenza e riposo insieme. Il senso che questi due elementi, combinati insieme, ridavano lo stato di coscienza che voleva esprimersi. Era su scala universale – non su scala individuale. Ho messo una riga tra le due cose per far capire che non sono venute contemporaneamente. Ricordo di aver scritto le due parole (potenza e riposo) e i due punti per esprimere che erano venuti contemporaneamente, poi è venuta l’espressione ‘combinati insieme’. […]

Tratto da: Agenda di Mère..

giovedì 13 gennaio 2011

LIBERTA'.. E COME ENTRARVI!

 DEL CONDIZIONAMENTO MONDIALE E DI COME LIBERARSI 
di Edoardo Conte
(22/05/2007) 

Se chiedete a qualcuno se è contento della vita che fa o se gli piace il sistema in cui vive, vi risponderà quasi sicuramente
che non è proprio la vita che vorrebbe fare e che il sistema potrebbe essere, di sicuro, migliore.Quando poi gli chiedete
se saprebbe che cosa fare per migliorarlo, vi risponderà che lui saprebbe ma, non gli spetta. Sono i politici a dover
trovare le soluzioni giuste per risolvere i problemi; sono stati eletti apposta. Questo è più o meno il
ritornello che sentireste.
Il problema fondamentale sta nel fatto che, la gente, è cresciuta, educata e pasciuta nella convinzione che deve delegare
i propri desideri e la propria volontà di benessere personale e collettivo a qualcuno o a qualche cosa che la rappresenta.
Anche se questa affermazione può sembrare assoluta, vi chiedo di osservare i vostri desideri o le vostre aspirazioni e
vedere se sono ispirati da una vostra istanza interiore o se rispondono a modelli preconfezionati che la società diffonde
come appetibili e soprattutto conformi a una aspettativa comune.
Ogni nostro desiderio personale è dettato da bisogni costruiti, appositamente, al di fuori di noi per farci prendere e
mantenere una certa direzione. Voler migliorare la nostra vita è cosa buona e giusta, ma dipende sempre da che cosa ci
offrono i modelli di riferimento. Lavoro, carriera, successo, casa, automobile, e non ultimo, il telefonino, sono stereotipi
precostruiti da chi ci controlla e guida per orientare i nostri desideri verso il possesso di cose; possesso che viene
mostrato come la chiave della felicità.
Quando vien detto da politici, sociologi, pubblicitari e altri guru della comunicazione che, alla gente vien dato ciò che
chiede, si mente sapendo di mentire poiché è da sempre risaputo che le masse desiderano ciò che vien loro suggerito
come desiderabile e indispensabile. Creare bisogni e valori, perlopiù fittizi, fa parte della tecnica della persuasione
occulta, che mantiene l’uomo ingabbiato nella propria mentalità emotiva.
È stato così fin dai tempi degli antichi imperi dove: Panem et circenses era il motto che stigmatizzava la
chiave del potere. Da allora nulla è cambiato nel metodo bensì nella forma. Le attuali società democratiche ricalcano in
grande misura quella formula di alternanza di cibo e divertimento che costituisce la base del governo di
un popolo, con l'aggiunta di un pizzico di stregoneria che riesce a infondere, al popolo stesso,
perfino l'illusione di partecipare alle scelte.
Dietro il concetto di democrazia si cela, forse, il più subdolo condizionamento di massa messo in atto da che storia è
storia.
Col metodo democratico, l'adeguamento del sistema alle necessità della gente, è demandato a coloro che sono
eletti per la gestione del bene comune i quali, a loro volta, dovrebbero percepire le istanze della comunità e quindi
promuovere quegli eventi necessari a provocare il cambiamento richiesto.
I fatti, tuttavia, ci insegnano che ciò non accade se non in misura utile al mantenimento del controllo stesso. La casta degli
eletti, ad esempio, è in gran parte precostituita dalle lobbies di potere tramite accordi trasversali che mirano
all’auto-protezione. I pochi outsiders vengono fatti fuori in poco tempo o resi innocui.
I bisogni della gente, poi, sono teleguidati, come abbiamo detto sopra, dalla manipolazione del desiderio.
Anche le grandi battaglie sociali che, hanno contraddistinto gli ultimi due secoli, compreso il diritto di voto e i diritti dei
cittadini, o i grandi movimenti come quello operaio o quelli idealistici come il socialismo, son tutti esempi di come i poteri
occulti siano riusciti a manovrare le masse facendo loro credere di compiere passi verso un progresso sociale.
Attenzione, non sto dicendo siano stati inutili; anzi, sono stati molto utili perché hanno fatto masticare
molta materia grezza, rendendola più duttile, e allenato i giocatori ad un gioco di squadra sempre, però, all'interno
del campo di gioco e delle regole del gioco.
Sto cercando di dire che, il concreto o presunto successo di quelle battaglie e di quei movimenti, ha generato, come in
tutte le lotte sociali, odio di classe. E non ha molta importanza che all'interno delle masse, quelle lotte, abbiano
creato uno spirito solidale o comunitario; anzi, è proprio quella solidarietà interna ad aver provocato odio verso
l'esterno. Ciò vale, ovviamente, per tutti i tipi di aggregazione di sinistra o di destra; politica, ideologica, religiosa e
perfino, commerciale o sportiva che sia.
Là dove si crea antagonismo, si genera conflitto; e dal conflitto si passa all'odio.
E qui sta il trucco.
Creare masse contrapposte per idee, cultura e interessi personali, è la strategia con cui si detiene il potere.
Non ha importanza il soggetto del contendere; tutti i pretesti sono utili, che siano politici, sociali, morali, religiosi,
economici o culturali, per separare la gente in fazioni che si odiano e combattono. Divide et impera dicevano i latini. Separa e comanda, questa è la regola che assicura il
dominio dei popoli.
Le forme sono molteplici come gi effetti, ma il movente è sempre lo stesso: incutere paura!
Dell'altro, del diverso, dell'ignoto!
Tutte le paure generano, prima o poi, odio!
Quindi, se volete dominare un gruppo di persone, inventate un pericolo proveniente da un gruppo esterno e prospettate
una soluzione vincente. Otterrete in sequenza: paura e odio per il presunto nemico e immediato consenso al vostro agire.
La lotta al terrorismo internazionale ne è l'esempio più eclatante, ma ci sono modi più semplici e immediati per
instillare la paura nel vivere quotidiano. Rendere precario il lavoro, bloccare il flusso della liquidità monetaria, attentare alla
salute insomma: togliere la fiducia nel presente e la speranza del futuro.
Questo è il feroce gioco del potere che, mentre tende la mano con accoglienza benevola, dall'altra parte sfodera
il bastone del condizionamento o, ancora peggio, la spada del terrore.
Mentre, ad esempio, cavalca la libertà creativa dell'individuo gli salta in groppa (all'individuo) e lo imbriglia
con le logiche produttive del mercato globale, della finanza, del credito, realizzando il sistema dell'indebitamento.
Avete mai pensato che il sistema bancario mondiale e l'emissione di denaro si basano sul debito che andate a
contrarre quando chiedete un prestito a una qualsiasi banca?
Da un lato il sistema accoglie l'idea della società solidale e dall'altro pungola l'individuo verso una
competizione sempre più feroce, mantenendo, di fatto, gli uni contro gli altri, separati e incazzati.
Finché l'Umanità avrà paura di sentirsi libera, uguale e fraterna, sarà tenuta divisa dall'odio e potrà essere
governata, ossia, tenuta in schiavitù, da chi trae forza e giovamento da questa condizione!
D'altra parte, non vi sembri paradossale che proprio il sistema di condizionamento sia, in ultima analisi, il mezzo
stesso che consente di percorrere il sentiero della salvezza. Senza subire sulla propria pelle tutto il senso di limitazione
che procura, l'individuo non scuoterebbe il proprio animo verso la liberazione e non cercherebbe una condizione
di vita più equa. Sotto questo profilo la sofferenza diventa strumento di catarsi. Ma ciò è possibile solo se si giunge a una
presa di coscienza della posta in gioco.
In tutto questo marasma di forze contrastanti, non è un caso che il cittadino medio di una qualsivoglia società, si senta
affetto da schizofrenia indotta da ciò che sente dentro e ciò che gli viene inconsciamente imposto fuori.
Questa schizofrenia comportamentale, andando più in profondità, esiste nella natura stessa dell'essere umano,
dove l'essenza spirituale naturalmente predisposta al bello, al buono, alla condivisione, è contrapposta ad una
caratteristica personale orientata verso l'individualismo, la separatività, l'egoismo. Queste due tendenze
agiscono come forze che contrapponendosi provocano conflitto se non sono elaborate come elementi complementari
dell'esistenza, a cui dare una tensione armonica.
Chi gestisce il controllo, conosce bene questo meccanismo e lo sfrutta per il suo fine proponendo modelli sociali e
comportamentali a cui il lato personale dell'individuo non può sfuggire a scapito di quello spirituale.
A questo scopo viene alimentata la rincorsa ai beni materiali che acceca l'aspetto personale con i bagliori del
successo, della ricchezza, del possesso.
Su questi non-valori è impossibile costruire la società della solidarietà e così, il senso di frustrazione che deriva
dall'agognare una meta irraggiungibile crea, nella persona, una scissione esistenziale che la rende succube e
impotente.
Badate bene che anche l'eccesso opposto, quello determinato dal condizionamento religioso di sapore
moralistico-punitivo, ottiene l'analogo effetto di mantenere l'individuo diviso, mediante il senso di colpa.
Qualcuno obietterà che la gente non è poi così stupida e che sa scoprire gli inganni e riconoscere la verità.
Questo in parte è vero, quando l'uomo usa la mente per discriminare e l'intuizione per scoprire più ampi
orizzonti. Ma occorre considerare che, se il livello mentale delle masse è senza dubbio cresciuto negli ultimi 50 anni, è
altresì aumentata la suggestione emotiva che è frutto del condizionamento dell'informazione di massa.
Più persone vengono informate su un evento, maggiore sarà la partecipazione emotiva e quindi la suggestione
condizionante. Più avvenimenti crudeli, violenti e nefasti verranno proposti quotidianamente e più si svilupperà paura, odio
e rancore di massa, e l'Umanità resterà divisa.
Da questo punto di vista l'informazione sta svolgendo un duplice ruolo, liberatorio e vessatorio, al tempo stesso.
Infatti, il paradosso di internet, l'ormai più diffuso mezzo di comunicazione, rivela bene il conflitto di forze in atto.
Sulla rete si trova tutta l'informazione e la contro-informazione riguardante un avvenimento. Entrambi
costituiscono parti di una verità più ampia. A quale credere? A quella ufficiale, proposta dai media omologati, o a quella alternativa che sguscia fuori da indiscrezioni o presunti segreti rivelati?
Discernere è veramente difficile quando si è di fronte a mezze verità!
Un tempo si diceva che occorreva saper separare il grano dalla pula
per riconoscere la verità. Operazione
che in pratica consiste nello scaraventare in aria il grano raccogliendo nello staio i semi più pesanti mentre la pula, più
leggera, se ne va col vento.
Credo che questa immagine sia tutt'ora molto efficace e veritiera. Resta difficile oggi riconoscere,
all'interno dell'informazione, che cosa sia il grano e che cosa la pula.
Il grano dovrebbe essere la sostanza, il nutrimento vero del corpo e dell'Anima; mentre la pula dovrebbe essere
la forma che la riveste.
Da sempre la saggezza antica consiglia di considerare la sostanza come fonte di realtà e verità e la forma come il
contenitore cangiante e illusorio a cui non rimanere affezionati pena l'oscuramento di quella verità. Quindi
dovremmo svelare l'essenza che vivifica le forme e non adorare le forme come fini a se stesse; anche perché le
forme, svuotate del contenuto, restano vasi vuoti che occupano spazio ma non servono più allo scopo.
E questa idolatria non è ciò che oggi condiziona chi aderisce alla civiltà dell'apparenza formale?
Per non cadere nel tranello della forma e degli stereotipi dobbiamo sviluppare il pensiero autonomo discriminante; ma il pensiero, da  solo, non basta. Abbiamo visto che la forza seduttiva dell'emozione devia la mente dalla chiarezza di
scelta e la fa precipitare nella suggestione collettiva. Occorre, dunque, trovare uno strumento che affranchi dalle forme di
emotività ideologica, religiosa, politica o economica, ovvero, dalle forme di controllo escogitate dalle forze della materialità.
Tale strumento è il cuore, ossia il centro interiore dell'individuo che trasforma l'emozione in conoscenza, la
passione in compassione, la separatività in condivisione; equilibra le forze in gioco, sintetizza il dualismo degli opposti e dà
misura e ritmo alla partecipazione.
L'intelligenza del cuore svela la verità, va alla sostanza delle cose, non dà ascolto ai falsi profeti o agli imbonitori,
non si fa condizionare dalle belle parole o dai bei vestiti. Il cuore sa costruire in sintonia con i principi armonici universali,
tessere rapporti sinceri e indissolubili tra gli esseri umani, la natura e il creato.
Il cuore trasforma le forze del condizionamento in energie del rinnovamento e riprogramma il nostro DNA in modo da
liberarci dall'identificazione con il lato illusorio della vita per riformulare il paradigma, ovvero, le regole del gioco. É
l’antidoto che rompe l'incantesimo di Matrix e ci svela la realtà fondata sul riconoscimento
dell'Amore come forza coesiva dell'Universo. L'unica forza capace di dissolvere la paura e
annichilire l'odio e il senso di separatività.
Sviluppare l'intelligenza del cuore è il fine di ogni essere umano che percorre la spirale evolutiva. Richiede la
consapevolezza dello stato di cattività iniziale per riorientare la propria esistenza verso la liberazione. É un percorso di
crescita che passa attraverso l'osservazione dei moventi che spingono ad agire e prosegue con
l'attuazione del distacco dai condizionamenti emotivi, mentali e formali connettendo stabilmente la propria
componente personale a quella spirituale che tutto abbraccia e ama.
Da sempre la meditazione è indicata come una tecnica molto efficace nell'allineamento della personalità al Sé
spirituale poiché stabilisce un ponte interiore che non può essere condizionato da forze esterne.
Ascoltiamo, dunque, il nostro centro di sintonia interiore quando vogliamo trovare risposte concrete al bisogno di
benessere e non chiediamo agli altri di cambiare il mondo, ma troviamo dentro di noi quella forza necessaria.
Ogni cambiamento nasce da dentro, nella consapevolezza di ciò che siamo e di quale compito abbiamo. É il risveglio della
disposizione interiore a crescere per divenire migliori, cioè, uniti nel trovare soluzioni di massimo bene per tutti.
Se saremo capaci di fare questo primo passo, ci troveremo tutti insieme un passo più in là, verso la civiltà della
cooperazione fraterna e scopriremo che è possibile realizzarla perché è già parte di noi.
 

martedì 11 gennaio 2011

domenica 9 gennaio 2011

LA VELOCITA' DELL'ANIMA


MARC DUCRET TRIO

Non per tutti... disse qualcuno.!
Tra le scogliere inerti di una codifica artistica, di un
orgoglio preposto, assistiamo quasi attoniti allo sviluppo di
questa forma mentore così evanescente: la Musica!
La sfrontatezza di queste tre nobili figure personali viene
presto trascesa da un giudizio meno situato.
Nei concerti assistiamo sin troppo spesso a questi pruriti,
sin troppo considerati necessari.. questo non è Jazz; qui ci
sono influenze etniche; mah.., come la contemporanea sa
strutturare.. ecc. ecc...
Nel set di Area Sismica questa cosa finalmente non è
avvenuta. Indotti dunque al cospetto di questi 3 validi
strumentisti, dal background particolarmente solido,
veniamo catapultati come d'incanto e senza alcun cenno di
preavviso, verso una dimensione che non parla, che non si
pensa! Qui non ci si può fermare a pensare la musica
(altrimenti che musica sarebbe!?); per i musicisti in primo
luogo questo tende a divenire un problema. Non è quindi
la ricerca di un anfratto Blues, o la spericolata corsa su
per le 'Scale' di un ennesimo tecnicismo...
La velocità nel descrivere le proprie idee (appena
abbozzate da un contenuto madre), mostra il suo spirito
più infedele nell'abbandonare tutto quello che viene
costruito dall'apparato mentale.. obbligando così l'ascolto
a fare lo stesso. Fermarsi è deleterio: si scompare
nell'inesistente! Questa autentica musicalità, riceve così la
sua più giusta collocazione interpretativa, proprio nel non
giudizio, nel paradosso di chi vuole capire.
L'onda che va seguita in questi non luoghi ci vuole attenti
ma liberi: esistenti ma senza guinzaglio! E chi ha paura
che non gli piaccia, chi preferirebbe qualcos'altro... è
perduto!
L'impronta artistica profondamente radicata nel bassista,
l'irriverente ed incespicante girovagare chitarristico,
accompagnati da una ritmica sempre attenta ed originale,
ci colgono ed avvolgono tra interazioni inevitabilmente
vive, rette da un valore che a tratti fa dimenticare
d'ascoltare tre diverse figure distinte; la velocità matura in
questo modo la sua valenza di 'mezzo' e non di 'scopo'!
L'esistente quindi è potenziale in noi e nelle nostre mature
anime.. non perdiamo tempo ad aspettarci!
 
Fabbri Marco