LA COSCIENZA DELLA VERITA’
[…] Potremmo dire così (per esprimermi più facilmente li chiamerò ‘il Supremo’ e ‘il creato’). Nel Supremo c’è un’unità che contiene tutte le possibilità perfettamente unite, non differenziate. Il creato proietta per così dire tutto ciò che compone questa unità dividendolo in opposti, cioè separando (ecco cosa aveva afferrato chi aveva detto che il creato è separazione), separando ad esempio il giorno dalla notte, il nero dal bianco, il male dal bene, eccetera (questo è il nostro modo di spiegarlo). Mentre nell’insieme tutto ciò forma una perfetta unità, immutabile e… indissolubile. Il creato è invece separazione di tutto quello che ‘compone’ quest’unità – potremmo chiamarla divisione della coscienza, una divisione della coscienza che parte dall’unità cosciente della sua unità per arrivare all’unità cosciente della sua molteplicità NELL’UNITA’. È proprio questo tragitto che per noi – che siamo frammenti – si traduce in tempo e spazio. Per noi come siamo, ogni punto di questa Coscienza può essere cosciente di sé e INSIEME cosciente dell’Unità originaria. È questo il lavoro che sta andando avanti: cioè ogni elemento infinitesimale di questa Coscienza sta ritrovando, sempre mantenendo il proprio stato di coscienza, lo stato di coscienza originaria totale. E il risultato è la Coscienza originaria cosciente della propria unità e, IN PIU’ cosciente di tutto il gioco: cioè di tutti gli innumerevoli elementi di questa Unità. E questo per noi si traduce nel senso del tempo: andare dall’Inconscio fino a quello stato di Coscienza lì. E l’inconscio è la proiezione dell’Unità primigenia (se possiamo dir così: sono tutti termini assolutamente idioti), dell’Unità essenziale cosciente solo della propria Unità: ecco cos’è l’Inconscio. Il quale diventa sempre più cosciente in esseri che sono coscienti della loro esistenza infinitesimale e CONTEMPORANEAMENTE – attraverso quel che chiamiamo progresso, evoluzione o trasformazione – che diventano Coscienti dell’Unità originaria. Come l’ho vista io, era la spiegazione di tutto. Le parole non valgono niente. Era la comprensione di tutto, TUTTO, dalla cosa più materiale alla più eterea: una visione chiara, chiara, chiarissima. E il male, quello che noi chiamiamo ‘male’, ha il suo posto INDISPENSABILE nel tutto. E non possiamo più sentirlo come male dall’istante in cui diventiamo coscienti di Quello – per forza. Il male è un elemento infinitesimale che osserva la propria infinitesimale coscienza; ma la coscienza, poiché essenzialmente è UNA, riacquista, riguadagna la - Coscienza dell’Unità – le due cose insieme. È questo, QUESTO che stiamo realizzando. È una cosa meravigliosa. L’ho visto: in quel momento avevo proprio la visione di Questo… E gli inizi (ma sono poi degli ‘inizi’?), quelli che in inglese si chiamano outskirts [periferia], la parte più lontana dalla realizzazione centrale, diventa la molteplicità delle cose, e anche la molteplicità delle sensazioni dei sentimenti, di tutto – la molteplicità della coscienza. È questa azione separatrice che ha creato e crea il mondo di continuo, che crea tutto: la sofferenza, la felicità, tutto, tutto, tutto quel che è creato, attraverso la sua… potremmo dire la sua diffusione – noi abbiamo il senso dello spazio, sicché parliamo di diffusione e concentrazione, ma lo spazio non c’entra. Ho capito perché Theon*(maetro di occultismo di Mère prima della sua venuta a Pondicherry) diceva che siamo al tempo dell’ ‘Equilibrio’: intendeva dire che la Coscienza centrale ritrova se stessa attraverso tutti gli innumerevoli punti di coscienza e tutti gli opposti… Ma ogni tentativo di esprimerlo è insensato: me ne rendo conto proprio mentre lo dico; ma non c’è altro modo di dirlo. È una cosa… TALMENTE concreta, talmente vera, capisci, così ASSOLUTAMENTE… QUELLA. Mentre la vivevo era… Forse però in quel momento non avrei potuto parlare. (Mére indica i suoi appunti) Ho dovuto prendere un pezzo di carta e mettermi a scrivere; però in un modo tale che non so nemmeno più cosa ho scritto… Le prime parole erano: Stabilità e cambiamento – Era l’idea della Stabilità originaria, potremmo dire, che nella Manifestazione si traduce in inerzia. Il suo evolversi invece si traduce in cabiamento. Bene. Poi è venuto: Inerzia e trasformazione – Ma il senso è sparito. Prima le parole avevano un senso! Eternità e progresso – Questi (queste tre cose) erano gli opposti. Poi c’è stata una pausa (Mère traccia una riga sotto la triplice opposizione), poi di nuovo una Pressione; allora ho scritto: Unità =… (seguono tre parole illeggibili) Era questa l’espressione di gran lunga più vera dell’esperienza, ma è illeggibile. Dovrei rifare l’esperienza per decifrarle. (Satprem cerca di leggere) Mi sembra ci sia la parola „riposo‟… Ah sì, dev’essere proprio così! Riposo e… (Mère entra in concentrazione) Non sarà magari ‘potenza’? Ah, ecco! “Potenza e riposo combinati insieme”. Ecco, sì. Non sono io che ho scelto le parole, sicché devono avere una forza particolare (quando dico ‘io’ parlo della coscienza che sta lì: gesto in alto); non è questa coscienza qui, era qualcosa che premeva, che mi costringeva a scrivere. (Mère ricopia gli appunti) Stabilità e cambiamento – Inerzia e trasformazione – Eternità e progresso_______________ Unità= potenza e riposo insieme. Il senso che questi due elementi, combinati insieme, ridavano lo stato di coscienza che voleva esprimersi. Era su scala universale – non su scala individuale. Ho messo una riga tra le due cose per far capire che non sono venute contemporaneamente. Ricordo di aver scritto le due parole (potenza e riposo) e i due punti per esprimere che erano venuti contemporaneamente, poi è venuta l’espressione ‘combinati insieme’. […]
Tratto da: Agenda di Mère..
ho pensato bene di condividerlo sul mio profilo ciao D.
RispondiElimina